Riflessione del giorno

sabato 9 marzo ’19

By Patronato S. Vincenzo

March 08, 2019

 

 

nell’immagine un dipinto di Schikaneder Jakub

 

 

Proverbio del Giorno

Se il cammello mette il naso nella tenda finirà con l’entrare tutto. (Arabia).

 

Iniziamo la Giornata Pregando (S. Efrem il Siro)  

Dal cielo è sceso come luce, da Maria è nato come germe divino, dalla croce è caduto come frutto, al cielo è salito come primizia. Benedetta sia la tua volontà! Tu sei l’offerta del cielo e della terra, ora immolato e ora adorato. Sei disceso in terra per essere vittima, sei salito come offerta unica, sei salito portando il tuo sacrificio, o Signore.

 

Domenico Savio

nacque il 2-04-1842, 2° di 10 fratelli. A 7 anni, tracciò il progetto di vita che sintetizzò in 4 propositi: “Mi confesserò e farò la Comunione sovente. Santificherò i giorni festivi. Miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati”. Nel 1854 incontrò Don Bosco che rimase sbalordito da lui e lo prese sotto la sua protezione. Nel 1856 scoppiò il colera: ammalatosi, fece ritorno in famiglia, dove il 9-3-1857 morì consolando la mamma: “Mamma non piangere, vado in Paradiso”. Canonizzato nel 1954, divenne il più giovane santo non martire. E’ patrono di pueri cantores, chierichetti e gestanti in ricordo del miracolo con cui salvò la vita di una sua sorellina.

 

Ascoltiamo la Parola di Dio (Lc 5,27-32)

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

 

BREVE COMMENTO AL VANGELO

Tutti abbiamo bisogno di conversione e di guarigione, e Gesù ci prende così come siamo. Con lo stesso sguardo di misericordia dobbiamo guardare ogni nostro fratello, senza mai scandalizzarci, come il primogenito nella parabola del figliol prodigo, dei tesori di tenerezza che nostro Padre impiega per i suoi figli più perduti.

 

Riflessione del Giorno (I padri del deserto)

Padre Bessarione aveva rinunciato a tutto per essere tutto per Dio solo: per questo Dio si donò tutto a lui, col potere che egli ha sulle creature. Forse è da riferirsi a lui un grazioso aneddoto: egli girava sempre con il Vangelo sotto il braccio, cercando di attuare in tutto la parola del suo Signore. Una volta s’imbatté in un morto e lo rivestì del suo mantello; in seguito incontrò un uomo nudo e rimase nudo per rivestirlo. Gli restava ancora il Vangelo e sedeva nudo «tenendo sotto l’ascella la parola che fa ricchi». Passa un funzionario e gli chiede: «Chi ti ha spogliato?». Ed egli, mostrando il Vangelo, rispose: «Questo!». In seguito, incontrato per strada un povero, per aiutarlo andò di corsa al mercato a vendere «quella stessa parola che dice: Vendi quello che hai e dallo ai poveri!».

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per tutti i ragazzi e ragazze che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima

 

Don’t forget! – IL PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA

Carlo Gnocchi, terzogenito di Enrico, marmista, e Clementina Pasta, sarta, nasce a S. Colombano al Lambro (Lodi) il 25 ottobre 1902. Rimasto orfano del padre a 5 anni Carlo si trasferisce a Milano con la madre e i due fratelli Mario e Andrea che di lì a poco moriranno di tubercolosi. Carlo entra in seminario e nel 1925 è ordinato prete. Il suo primo impegno è quello di assistente d’oratorio: prima a Cernusco Sul Naviglio, poi nella popolosa parrocchia di S. Pietro in Sala, a Milano. Raccoglie stima, consensi e affetto tra la gente tanto che nel 1936 il Cardinale Schuster lo nomina direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In questo periodo Don Gnocchi studia e scrive saggi di pedagogia. Nel 1940 l’Italia entra in guerra e molti giovani studenti vengono inviati al fronte. Don Carlo, coerente con la sua visione educativa, si arruola come cappellano degli alpini: destinazione è il fronte greco albanese. Terminata la campagna nei Balcani, dopo un breve intervallo a Milano, nel 1942 Don Carlo Gnocchi riparte per il fronte. Questa volta la meta è la Russia, con gli alpini della Tridentina. Nel gennaio 1943 inizia la drammatica ritirata del contingente italiano: Don Gnocchi, caduto stremato ai margini della pista dove passava la fiumana dei soldati, è soccorso, raccolto e salvato. È in questa tragica esperienza che matura in lui l’idea di realizzare un’opera di carità che troverà compimento nella “Fondazione Pro Juventute”. Ritornato in Italia nel 1943, Don Gnocchi attraversa le vallate alpine, alla ricerca dei familiari dei caduti, per dare conforto morale e materiale. In questo stesso periodo aiuta molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona: è arrestato dalle SS con l’accusa di spionaggio e attività contro il regime. Finita la guerra prende forma concreta il progetto di aiuto ai sofferenti pensato negli anni della guerra: Don Gnocchi è nominato direttore dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio (Como), e accoglie i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Inizia così l’opera che porterà Don Carlo Gnocchi a guadagnare sul campo il titolo più meritorio di “padre dei mutilatini”. Le richieste di ammissione arrivano da tutta Italia.

Nel 1949 la “Federazione Pro Infanzia Mutilata”, da lui fondata, è riconosciuta con Decreto del Presidente della Repubblica. Anche il Capo del Governo, Alcide De Gasperi, promuove Don Carlo Gnocchi consulente della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il problema dei mutilatini di guerra. Da questo momento, uno dopo l’altro, vengono aperti nuovi collegi: Parma (1949), Pessano (1949), Torino (1950), Inverigo (1950), Roma (1950), Salerno (1950) e Pozzolatico (1951). Nel 1951 la “Federazione Pro Infanzia Mutilata” è sciolta e tutti i beni e le attività sono attribuiti al nuovo soggetto giuridico creato da Don Gnocchi: la “Fondazione Pro Juventute”. Nel 1955 don Carlo lancia la sua ultima sfida: un moderno centro che sia la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Vittima di una malattia incurabile Don Gnocchi non riuscirà a vedere completata l’opera nella quale aveva investito le maggiori energie: il 28-2-1956 una grave forma di tumore stronca la sua vita. I funerali, celebrati il 1 marzo da Mons. Montini, furono grandiosi: tra amici, conoscenti e semplici cittadini erano in centomila a gremire il Duomo di Milano e la sua piazza. L’intera città listata a lutto. L’ultimo gesto apostolico di Don Gnocchi è stato la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti – Silvio Colagrande e Amabile Battistello. Questo gesto impresse un’accelerazione decisiva alla donazione di organi e al dibattito, tanto che nel giro di poche settimane venne varata una legge sul tema. Il 20 dicembre 2002 Papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato venerabile e nel 2009 la beatificazione.