1 Parola: “SALVE”
Insegnare fin da piccoli a salutare (buongiorno/sera/notte, arrivederci, ciao…) l’altro è il primo passo del processo educativo perché il saluto è il modo più semplice e insieme il migliore per fare capire all’altra persona che con il mio saluto io non solo la riconosco, ma sono anche contento di lei e della sua presenza.
Nel caso poi che l’altra persona non mi sia gradita o addirittura io la consideri ostile, salutare è pur sempre un atto di cortesia che serve a tenere comunque aperta la possibilità di comunicazione e di dialogo con l’interlocutore.
Infatti ogni approccio personale inizia sempre con il saluto seguito di solito dalla stretta di mano che stabilisce il contatto fisico e annulla la distanza. Nel caso poi di persone unite da reciproco affetto o da amicizia, il saluto può diventare abbraccio o un ancor più intimo bacio. Comunque infiniti sono le parole, i modi e i gesti del saluto che variano secondo le culture, le circostanze e le persone…Salutare tutti come si fa oggi con un banale “ciao” e dar “del tu” a tutti, non è segno di familiarità, ma di superficialità.
Non avevano torto i vecchi ammonendo che l’eccessiva confidenza fa perdere la “creanza”. L’esperienza infatti dimostra che chi è amico di tutti, in fondo non lo è di nessuno e che i legami nati troppo facilmente, muoiono ancor più facilmente.
Un tempo si insegnava a salutare fin da bambini; oggi non più, anzi sono i grandi a salutare il bimbo o il giovane, un saluto che spesso non viene ricambiato il che dimostra non solo maleducazione, ma anche ostentata determinazione da parte del più giovane a non riconoscere l’interlocutore più anziano (le scusanti dei genitori: “Non ci faccia caso…è timido” sono ridicole). Inoltre chi non saluta il prossimo che vede, a maggior ragione non si riterrà obbligato a salutare Dio che non vede e se un tempo i genitori insegnavano a iniziare e a concludere la giornata salutando il Padreterno con la preghiera…oggi chi lo fa più?
In una parola: potremmo dire che chi saluta è stato educato a “riconoscere” e si rivela così disposto ad andare oltre la semplice conoscenza dell’altro, per RI (cioè in modo nuovo, più approfondito) CONOSCERE che l’incontro con altro rimane comunque opportunità di grazia, di bene, di crescita, o per lo meno occasione di dialogo, di conoscenza e quindi di maturazione.
Proprio il verbo “riconoscere” offre lo spunto per il 2° passo del cammino educativo e cioè la “riconoscenza, la gratitudine”. Cioè la seconda parola: “GRAZIE”.