12 parole del percorso educativo

SCUSA – Le 12 parole del percorso educativo

By patronatoADM

October 30, 2023

 

5. parola “SCUSA!”

 

 

Non c’è lingua al mondo che non preveda più di una parola per esprimere il rincrescimento per un torto fatto o un danno provocato: scusa- I’m sorry – pardon – disculpe – verzeihung – com licença – Με συγχωρείς ecc.

Ma bisogna anche ammettere che chiedere scusa o perdono non è facile e di conseguenza è poco praticato come sottolineava la cantante Tracy Chapman in una nota canzone degli anni ‘80: Sorry. Is all that you can’t say, years gone by and still, words don’t come easily. Like sorry, like sorry (Scusa: è tutto ciò che non riesci a dire dopo tanti anni e ancora ci sono parole che non ti vengono facilmente come “scusa”).

Perché imparare a chiedere scusa è sia per i piccoli sia per i grandi un ottimo modo per addestrarsi alla vita sociale, perché migliora le relazioni interpersonali, riduce la rabbia e la contiene, accresce la coesione della comunità. Non solo: chi si scusa dimostra di possedere autostima: sono infatti le persone complessate e insicure che fanno più fatica a scusarsi.

Per i credenti poi saper chiedere perdono è fondamentale in quanto riflette la nostra comune condizione esistenziale: “tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio” afferma S. Paolo (Rom. 3,23-26) e Gesù chiarisce il concetto con l’esempio della trave e della pagliuzza: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (Luca 6,39-45). Chiedere scusa è così importante che Gesù ordina: “Se tuo fratello…pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai“. (Luca 17,1 ss.).

La chiesa infine ci fa iniziare la Messa con una richiesta di perdono (“Confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli”) che non offre nessuna scappatoia a chi la recita (“ho molto peccato…per mia colpa…e supplico”). È troppo? No, è il giusto. La frase più famosa del film “Love story”: “Amare significa non dover mai dire mi dispiace” è una delle più stupide mai pronunciate, ma rende bene l’idea di quanto siano pretenziosi e illusori certi amori attuali.

Un segno inequivocabile di scarsa conoscenza di sé è infatti l’incapacità sia di ringraziare che di chiedere scusa e proprio questa indisponibilità è all’origine di tutti i conflitti personali e di tutte le guerre. Abbiamo già detto che imparare a chiedere perdono e a perdonare non è facile, ma a nostra disposizione abbiamo due “mezzi” utili ed efficaci: la legge e la coscienza. 

La legge è il fattore “esterno” che designa il limite oltre il quale scatta la colpa. La coscienza invece è il fattore “interno, interiore” che permette di distinguere il bene dal male; è la fonte della nostra libertà ed è lo spazio interiore del dialogo fra Dio e l’uomo. Quando la coscienza (cioè la mia libertà) interagisce in modo corretto con la legge (cioè il mio limite) allora vivo, mi comporto, penso e parlo da uomo, da persona “educata” che sa riconoscere i suoi torti e chiederne perdono; ma sa anche riconoscere i meriti altrui e ringraziare.

Insegnare fin da piccoli a riconoscere lo sbaglio, il torto (per fare questo l’esame di coscienza è un mezzo formidabile) evita di creare i bulli che credono di aver sempre ragione, accresce in noi da una parte l’umiltà e dall’altra la gratitudine e infine plasma personalità leali e coraggiose.