Alla morte del vecchio sagrestano, il parroco che, oltre alla chiesa centrale, doveva accudire anche le chiese di 2 o 3 altre piccole frazioni, accolse la proposta di un pensionato che si era offerto come sagrista volontario.
I risultati non tardarono a venire: nelle varie chiese regnavano ordine e pulizia e si era creata armonia con gli altri volontari. Ma un dettaglio non era sfuggito al parroco: gli armadi di sagrestia erano stati dotati di serratura, così come le porte dei ripostigli.
Il vecchio prete, che non voleva creare polemiche, lasciò correre, ma quando fu rimproverato dal sagrista per aver preso iniziative senza consultarlo, capì che era necessario un chiarimento: «Hai messo tutto sotto chiave e devo chiederti il permesso per ogni cosa… non mi sento più padrone in casa mia». E l’altro: «L’ho fatto per evitare i furti: chieda e avrà ciò che vuole».
Il parroco si limitò a commentare: «Temo che tutte queste serrature invece di evitarli, favoriranno i furti». Giorni dopo la porta del ripostiglio dove il sagrista custodiva le elemosine fu trovata aperta e i soldi spariti. Il sagrestano, ferito nell’orgoglio, si dimise e il parroco accettò le dimissioni, benedicendo in cuor suo il ladro che gli aveva facilitato le cose.