Il giovane era tornato in famiglia per le vacanze estive e quel giorno a pranzo aveva catalizzato su di sé l’attenzione narrando episodi della vita in seminario. Euforico per l’interessamento ai suoi racconti si era lasciato andare a critiche pesanti nei confronti di un prete che – a sentir lui- si comportava male e rischiava di dare scandalo, ma nei confronti del quale più banalmente il giovane chierico nutriva una profonda antipatia, cordialmente ricambiata. A differenza delle sorelle che lo ascoltavano facendo il tifo per lui, il padre, un baffuto contadino di poche parole, durante il racconto non aveva mai distolto lo sguardo dal piatto e continuava a mangiare lentamente. A un certo punto però l’anziano si era levato il cappello e lo aveva posato sul tavolo: il giovane chiacchierone capì allora che era arrivato il momento di tacere e «Cosa dite voi “tata”?» gli chiese. Ci fu un momento di silenzio che sembrò eterno; poi, scandendo le parole perché tutti capissero, il papà rispose: «A me hanno insegnato che un’ostia consacrata che cade in terra, si sporca, ma rimane pur sempre un’ostia consacrata». C’è da dire però che erano altri tempi, nei quali la fede contava ancora qualcosa.
– don Davide –