nell’immagine un dipinto di Adriano Cecioni
Proverbio del Giorno
«La paura rende forti coloro che devono difendere i loro figli (Arabia)»
Iniziamo la Giornata Pregando (Taizé)
Gesù, Amore di ogni amore, tu eri sempre in me ed io l’ho dimenticato. Tu eri nel cuore del mio cuore, ed io ti cercavo altrove. Quando me ne stavo lontano da te, tu mi aspettavi. Ed ora oso dirti: tu il Risorto, tu sei la mia vita. Benedici noi, Signore Cristo, tu che attraverso il perdono ci metti al dito l’anello del figlio prodigo. Amen
LEUCIO DI BRINDISI
visse nel II sec. Originario di Alessandria d’Egitto, si trasferì a Brindisi uno dei porti più importanti del Mediterraneo. Si narra che predicò il Vangelo in Puglia durante una siccità e, dopo che la pioggia cadde, molti pagani si convertirono. Dopo le invasioni longobarde, nel 768 le sue spoglie furono portate a Trani e poi nella loro capitale, Benevento.)
Ascoltiamo la Parola di Dio (Luca 5,12-16)
Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi sanarmi». Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii risanato!». E subito la lebbra scomparve da lui. Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: «Va’, mostrati al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi». La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare.
RIFLESSIONE DEL GIORNO (La preghiera della rana)
Il califfo Al-Mamun di Bagdad, possedeva uno splendido cavallo arabo. Un tale di nome Omah voleva a tutti i costi comprare quel cavallo e offrì in cambio molti cammelli, ma Al-Mamun non intendeva separarsi dall’animale. Omah ne fu irritato e decise di procurarsi il cavallo con l’imbroglio. Sapendo che Al-Mamun avrebbe percorso una strada si travestì da mendicante, si sdraiò sul ciglio e si finse malato. Al-Mamun quando vide il povero ne provò compassione, smontò da cavallo e si offrì di portarlo in un caravanserraglio. “Ahimè!”, si lamentò il mendicante, “non tocco cibo da giorni e non ho la forza di rialzarmi”. Al-Mamun lo issò sul cavallo e stava per salire a sua volta, quando il finto povero lanciò la bestia al galoppo. Omah, giunto a distanza di sicurezza dall’inseguitore, si fermò e si voltò indietro. “Visto che mi hai rubato il cavallo” gli gridò Al-Mamun “ti faccio una richiesta”. “Quale?”, fece Omah. “Che non dica a nessuno come sei venuto in possesso del cavallo”. “Perché?” “Perché se si sparge la voce del tuo trucco, un giorno può accadere che una persona che sta male sul serio giaccia sul ciglio della strada e la gente gli passi vicino senza fermarsi ad aiutarla”.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché si ritorni a riconoscere e ad adorare Gesù presente nell’eucaristia
Don’t forget! – PERSONAGGIO della SETTIMANA: DON ZENO SALTINI (1900-1981)
Don Zeno, fondatore e padre di Nomadelfia, nasce a Fossoli di Carpi (Mo) nel 1900. A 14 anni rifiuta la scuola tradizionale e a 20, dopo una violenta discussione con un amico anarchico, decide di non essere più né servo né padrone e cambiare civiltà. Riprende gli studi e si laurea in legge. A 30 anni entra in seminario, nel 1931 celebra la prima messa e si fa padre di un ragazzo che esce dal carcere: il primo di 4000 figli. A S. Giacomo Roncole (Mo) fonda l’Opera Piccoli Apostoli. Nel 1941 una ragazza, Irene, accetta di farsi mamma di questi figli. Nascono le prime famiglie di “mamme di vocazione”. Alcuni sacerdoti si uniscono a don Zeno e danno inizio ad un clero comunitario. Nel 1947 occupano il campo di concentramento di Fossoli e si formano le prime famiglie di sposi, disposti anch’essi ad accogliere come figli i fanciulli senza famiglia. I Piccoli Apostoli, decisi a costruire una nuova civiltà fondata sul vangelo, diventano un popolo: Nomadelfia. Dopo che i nomadelfi hanno proposto una nuova politica con il “Movimento della fraternità umana”, nel 1952 si tenta di sciogliere Nomadelfia e don Zeno viene allontanato. Nel 1953 ottiene “pro gratia” la riduzione allo stato laicale per poter continuare a vivere come padre di questo popolo nuovo. Nove anni più tardi può riprendere l’esercizio del sacerdozio e Nomadelfia, trasferitasi intanto nella Maremma grossetana, viene eretta a parrocchia. Don Zeno riprende il suo apostolato in mezzo alla gente proponendo Nomadelfia come lievito di una società fraterna. Nel 1966 inventa le “Serate di Nomadelfia” presentate nelle piazze di tutt’Italia e anche a Castelgandolfo davanti a Papa Giovanni Paolo II il 12 agosto 1980. Muore a Nomadelfia il 15 gennaio 1981.
Anche i legami del sacerdote modenese con don Bepo sono molteplici: quando nel 1953 il sogno di Nomadelfia si infrange contro le difficoltà finanziarie don Zeno chiede e ottiene da don Vavassori che siano ospitati al Patronato S. Vincenzo 93 dei suoi piccoli ospiti quasi tutti orfani che ancora adesso, tanti anni dopo i fatti, sono i più affezionati ai due preti della carità che li hanno accolti e fatti diventare grandi. Non solo: il metodo inventato da don Zeno delle “mamme per vocazione” sarà applicato da don Bepo nelle case di Nembro e di Sorisole, dove c’erano i più piccoli.