Riflessione del giorno

venerdì 12 febbraio ’21

By Patronato S. Vincenzo

February 11, 2021

 

nell’immagine un dipinto di Władysław Teodor Benda –  pittore, illustratore e designer polacco

 

 

V Settimana Tempo Ordinario

 

Proverbio del Giorno (Buddha)

“Se si confrontano il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non per la forza, ma la perseveranza”

 

Preghiera del giorno (Preghiera per la pace)

O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore, fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

49 MARTIRI DI ABITENE

Nel 304 ad Abitene nell’attuale Tunisia: durante la persecuzione di Diocleziano, essendosi i cristiani come di consueto radunati per l’eucaristia domenicale nonostante il divieto imperiale, furono arrestati dai magistrati della colonia e dal presidio militare; condotti a Cartagine e interrogati dal proconsole Anulino, pur tra le torture tutti si professarono cristiani, dichiarando di non poter tralasciare la celebrazione del sacrificio del Signore (“sine dominico, non possumus”); per questo versarono in diversi luoghi e tempi il loro sangue. 

 

La Parola di Dio del giorno (Mc 7,31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

 

Riflessione del Giorno (Mons. Galantino: Abitare le parole)

Il calendario continua a esercitare la sua funzione di richiamo, in un’epoca come la nostra in cui tutto appare accelerato, sincopato o compresso: è un richiamo allo scorrere di un tempo che non si presenta mai uguale a sé stesso. Come le storie personali e collettive in esso annotate giorni del calendario non sono interscambiabili: tutti esigono vigile pazienza, sapiente e responsabile partecipazione perché il loro scorrere possa avere un senso. Per alcuni la parola calendario deriverebbe dal latino calendarium (libro dei conti) e da calendae «primo giorno del mese» nel computo romano. Questa interpretazione etimologica riduce il calendario a registro commerciale sul quale venivano annotate le scadenze dei crediti e gli interessi maturati al primo del mese. C’è chi invece accosta la parola calendario al verbo greco kalao – abbasso, trasferisco, lascio scendere e ritiene cioè che la disposizione e la successione delle stagioni nel calendario rispecchino ciò che avviene nel cielo, compreso l’alternarsi delle divinità preposte alle varie stagioni dell’anno. Liberata da riferimenti mitologici, questa seconda concezione del calendario rivela che il tempo scandito dal calendario e ciò che ciò che vi accade non nasce e non finisce con me. La mia storia cioè acquista significato nella misura in cui si lascia integrare in una storia più ampia della mia. In una visione del tempo come dono da accogliere e al quale corrispondere con responsabilità: forse questo è il senso più compiuto di questo semplice e insieme straordinario mezzo per misurare il tempo che noi chiamiamo calendario.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché i cristiani abbiano maggiore cura della loro interiorità e spiritualità.

 

Don’t Forget!