Riflessione del giorno

venerdì 15 aprile ’16

By Patronato S. Vincenzo

April 14, 2016

 

O Signore rendi noi genitori capaci di percorrere con entusiasmo insieme ai nostri figli il cammino verso di Te, per amarti di più e farti amare da loro. La nostra strada sia luce sulla loro strada, la nostra mano sia guida alla loro inesperienza. La nostra condotta sia esempio per la loro vita. Benedici le nostre preoccupazioni, le ansie del nostro cuore, vivi sempre con noi nella nostra casa Noi ti preghiamo, per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen

S. DAMIANO DE VEUSTER:

penultimo di 8 figli, nasce nel 1840: a 19 anni entra nell’Istituto SS. Cuori di Gesù e Maria (c’erano già 2 fratelli e 2 sorelle) e prende il nome di fra Damiano. Parte in missione: destinazione le Isole Sandwich (Hawaii) dove completa gli studi e diventa prete nel 1864. Nel 1873 va nell’isola di Molokai, dove sono confinati i malati di lebbra e vi resterà per sempre. Nel 1885 viene contagiato, muore dopo un mese. Nel 1995 è stato proclamato beato da Giovanni Paolo II e nel 2009 santo da papa Benedetto XVI

La Parola di Dio del giorno (Gv 6,52-59)

I Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.  Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».  Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.

Riflessione del giorno (Erich Fried)

“È assurdo”, dice la ragione. “È quel che è” dice l’amore. “È infelicità” dice il calcolo. “Non è altro che dolore” dice la paura. “È vano” dice il giudizio. “È quel che è” dice l’amore. “È ridicolo” dice l’orgoglio. “È avventato” dice la prudenza. “È impossibile” dice l’esperienza. “È quel che è” dice l’amore.

Intenzione del giorno

Preghiamo per le persone che soffrono per la depressione e il disagio psichico.

Don’t forget!

GIORNATA OASI DEL WWF

 

Il quadro della settimana  – 121° quadro della serie “1.000 dipinti più belli del mondo”

JOACHIM PATINIR: S. CRISTOFORO. OLIO SU TAVOLA 1515 MUSEO DELL’ESCORIAL MADRID Joachim Patinir o Patinier (1485–1524), pittore fiammingo, attivo ad Anversa, si era specializzato in paesaggi e soggetti storici e aveva raccolto l’eredità della scuola danubiana (primi anni XVI sec.) che aveva elaborato una visione innovativa del rapporto fra l’uomo, la natura e le forze misteriose di quest’ultima. La mancanza di documentazione sulla vita e opera rende difficile ricostruire la sua attività, solo 5 quadri sono firmati dall’artista, anche se molti altri lavori gli sono stati attribuiti. In gioventù guardò Bosch e da lui riprese il gusto visionario e la capacità di evocare scenari fantastici pieni di dettagli realistici assemblati in maniera fantasiosa come si nota nel nostro quadro. Questo rappresenta S. Cristoforo che la “Legenda aurea” di Jacopo da Varagine aveva contribuito a rendere popolarissimo in tutta Europa. Il protagonista era un gigante che traghettava da una sponda all’altra del fiume i viaggiatori: un giorno gli si presentò un fanciullo; prese sulle proprie spalle quell’esile creatura, che però sembrava pesare sempre più a ogni passo. Quando, stremato, riuscì a raggiungere l’altra riva il bambino si rivelò come il Cristo e gli disse: “”Hai portato il peso del mondo su di te”. Da quel momento il gigante diventò cristiano e si fece chiamare Cristoforo. L’evento è un pretesto per descrivere tutto un mondo che dai toni terrosi e verdi in primo piano gradualmente sfuma verso l’azzurro aereo delle rocce in lontananza.

Le acque sono torbide e pericolose (dietro al santo due monaci tirano a riva un annegato) mentre il cielo, sereno e luminoso sulla destra, si incupisce man mano si avanza verso sinistra. Il bellissimo paesaggio è come pervaso da intima inquietudine: dalla città sullo sfondo si alza il fumo di un incendio; due navi si scontrano in mare e una schiera armata avanza verso il guado. Sulla roccia il castello incombe sulla vallata a controllare lavori e traffici. Sull’altra riva c’è uno strano villaggio–convento che culmina nella capanna/eremo sospesa fra i rami, mentre un omino prega davanti alla croce e un anziano monaco sembra andare incontro al Signore. A cosa alluda il quadro è difficile dirlo: al battesimo come passaggio dall’una all’altra sponda della vita? O all’entrata di Cristo in un mondo sconvolto da violenza e morte per portarvi pace e salvezza? O al compito del cristiano di portare Gesù nel mondo? Comunque sia il quadro è ricco di poesia e incanto, mentre il protagonista del racconto che è il paesaggio, lo riempie di profonda suggestione.