Ottava di Pasqua
Avvenne il 16 maggio…
218 – A Raphana, Siria, Eliogabalo è acclamato imperatore romano dalla Legio III Gallica.
1204 – Baldovino IX di Fiandra, alla fine della 4.a crociata, incoronato 1° imperatore dell’Impero latino di Costantinopoli.
1532 – Sir Thomas More si dimette dalla carica di Lord cancelliere d’Inghilterra
1929 – a Los Angeles si tiene la 1ª edizione della cerimonia di premiazione degli Oscar.
1943 – La rivolta del ghetto di Varsavia viene soffocata nel sangue dalle forze tedesche.
Aforisma dal Vangelo
“Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me, dice il Signore.”
Preghiera Colletta
O Dio, autore della nostra libertà e della nostra salvezza, esaudisci le preghiere di chi ti invoca, e fa’ che i redenti dal Sangue del tuo Figlio vivano per te e godano della beatitudine eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Parola di dio del giorno Giovanni 14,1-6
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore.
Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Riflessione di don Arturo Bellini
sabato 10 maggio 2025: IL LEONE TENERO. «Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare e agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento». È la preghiera imparata in seminario e recitata all’inizio di ogni attività. È la preghiera che il servo di Dio don Giuseppe Vavassori conosceva e pregava in mezzo alle tante cose da fare ogni giorno.
È la preghiera adatta ad accompagnare i primi passi di Papa Leone XIV. Ieri, testate televisive e giornalistiche hanno giocato sul nome “Leone”. Il titolo più simpatico ha accostato “leone” e “tenero”, una felice immagine che indica lo stile di Dio: forte e mite, paziente e umile, tenace e perseverante.
Molti dal nome e dalle prime parole del nuovo Papa hanno tratto indicazioni per un programma d’azione che privilegia la dimensione sociale e l’ottica politica. Pochi hanno privilegiato l’annuncio del Risorto ai discepoli: “La pace sia con tutti voi”, annuncio che coniuga la sorgente della pace con l’attuazione di opere di pace che nascono dal cuore e della volontà di camminare uniti, mano nella mano con Dio e tra noi…e di guardare avanti.
La speranza che non delude è monito a non fermarsi, a non voltarsi indietro, richiusi nella nostalgia, e a non deviare sulle vie illusorie del pensiero ideologico. Dalle prime parole, papa Leone lascia trasparire lo slancio missionario che lo muove: non fare la propria volontà; non perseguire proprie idee; ma farsi carico della volontà di Dio perché sia chiaro che è Lui a guidare la Chiesa, in questo, come in tutti i tornanti della storia. Dio ripeteva spesso don Giuseppe Vavassori non invecchia. Lui è l’eternamente giovane.
Intenzione di preghiera
Preghiamo per il nuovo Papa Leone XIV affinché lo Spirito Santo lo guidi, il Signore Gesù gli ponga nel cuore e sulle labbra la sua Parola e Dio Padre lo faccia segno della sua Paternità universale.
Don’t forget! Santi della carità
S. Felice da Cantalice (1515-1587)
È “il Santo dei fanciulli”: li consola, li guarisce, li diverte perché il suo animo è semplice e puro come quello di un bambino. Felice Porri nasce nel 1515 a Cantalice (Rieti), in una famiglia di umili contadini e lui stesso lavora la terra fino a trent’anni. Da bambino aiuta i genitori nei lavori domestici. Ai compagni regala crocifissi di legno da lui intagliati e, a chi gli fa un dispetto, risponde con il perdono. Non sa leggere né scrivere, ma ha tanta fede e ascolta estasiato i racconti della vita dei santi. Un giorno rischia di morire travolto da alcuni cavalli. Miracolosamente si salva e per lui questo è uno speciale messaggio che gli arriva dal Cielo.
Diventa frate e, indossando il saio, si trasferisce a Fiuggi, poi a Tivoli, infine a Roma. Per tutta la vita raccoglie pane, frutta e fave da distribuire ai confratelli e agli affamati. Chiede, con la mano tesa, l’elemosina ai ricchi per aiutare i poveri, assiste i malati, dona pace e serenità a chi lo avvicina. Le briciole sono per i suoi amici uccellini che lo accompagnano sempre festosi.
Cammina scalzo e accetta di calzare sandali solo da anziano. Felice lo è di nome e di fatto: sorridente, saluta e ringrazia tutti dicendo Deo Gratias. Così viene chiamato “frate Deogratias”. Compie tanti miracoli e guarisce soprattutto i fanciulli dalle malattie perché è spontaneo e gioioso come i bambini che chiama angioletti; per loro racconta filastrocche, inventa favole, gioca, balla, canta, regala pane e parla di Gesù e per tutti diventa “il Santo dei fanciulli”.
Il cappuccino sostiene anche i contadini con i suoi prodigi: in piena estate fa scaturire l’acqua da una sorgente e, utilizzando alcune foglie bagnate, salva un allevamento di bachi da seta da una malattia. Egli ama il Natale e ogni anno, nella sua misera celletta, allestisce un piccolo presepio con la S. Famiglia, l’angelo, il bue e l’asinello, i pastori e i Re Magi. Un giorno, prega davanti a un dipinto della Madonna (alla quale è devotissimo) e la implora di fargli tenere in braccio il Bambinello.
Il quadro si anima e la Madonna porge al frate Gesù Bambino: piangendo il frate lo stringe a sé. Felice non è mai andato a scuola ma diventa famoso per le sue prediche fatte di parole semplici, proverbi e poesie. Muore a Roma nel 1587 dove riposa nella Chiesa dell’Immacolata Concezione. Le due immagini in alto: a sinistra S. Felice di Cantalice riceve Gesù Bambino dalle mani della B.V. Maria. Opera di Carlo Ceresa
a destra: S. Felice di Cantalice distribuisce la carità ai poveri. Opera di Francisco de Zurbarn