Riflessione del giorno

Venerdì 18 ottobre 2024

By Patronato S. Vincenzo

October 17, 2024

 

XXVIII settimana T. Ordinario

 

Avvenne il 18 ottobre…

1009 – Gerusalemme: il califfo Al-Hakim ordina la distruzione della Basilica del S. Sepolcro.

1081 – I normanni di Roberto il Guiscardo sconfiggono i bizantini di Alessio I Comneno a Durazzo.

1810 – Viene fondata la Scuola Normale Superiore di Pisa.

1867 – Gli Stati Uniti d’America prendono possesso dell’Alaska.

1975 – In Italia nasce ufficialmente il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

 

Aforisma la sapienza dei Chassidim

«Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica».

 

Preghiera

Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo con la predicazione e con gli scritti il mistero della tua predilezione per i poveri, fa’ che i cristiani possano formare un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Santo del giorno

 

Parola di dio del giorno Luca 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

 

Riflessione del giorno

Lettera che Sammy Basso ha scritto il 22-9-2017, data ai genitori in busta chiusa e letta l’11/10 nell’omelia del suo funerale (3.a parte)

Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi, e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo, e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio.

Se vorrete ricordarmi invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari, pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia, e perciò è così che vorrei essere ricordato. Probabilmente però ci vorrà del tempo, e se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte. Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce.

Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura! È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura. È la paura dell’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se lei non ci fosse probabilmente non concluderemo niente nella nostra vita, perché tanto, c’è sempre un domani.

La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”! Per un Cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il Suo Volto. E da Cristiano ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato.

 

Intenzione di preghiera

Per i ragazzi che nelle nostre parrocchie hanno iniziato il catechismo affinché genitori, catechisti e sacerdoti si impegnino a fare tutto con serietà e impegno a beneficio dei loro figli.

 

Don’t Forget! Santi e beati della carità

BEATA MARIA LORENZA REQUENSES in LONGO 

MONACA, FONDATRICE 1463-1539

Maria nacque intorno al 1463 a Lerida in Catalogna e sposò Joan Llonc (italianizzato Giovanni Longo), reggente di cancelleria del regno di Aragona. Una serva tentò di avvelenarla e Maria rimase paralizzata alle mani e ai piedi. Nel 1506 seguì con la famiglia il marito, nominato Reggente nel Vicereame di Napoli. Tre anni dopo, rimasta vedova con tre figli, si recò in pellegrinaggio a Loreto, dove fu prodigiosamente risanata. Entrata nel 3° ordine francescano, scelse di chiamarsi Maria Lorenza e si dedicò alle opere di carità nell’ospedale di S. Nicola al Molo. Grazie ai suoi beni edificò nel 1519 l’Ospedale di S. Maria del Popolo, detto degli Incurabili, ancora oggi funzionante in centro a Napoli, di cui assunse la direzione.

Accolse nell’ospedale molte prostitute che manifestando il desiderio di cambiare vita, rimanevano come fantesche. Nel 1526 costruì per loro un monastero, accanto all’Ospedale, affidato alla guida della duchessa di Termoli, Maria Ayerbo. Nel 1530 accolse i frati Cappuccini per i quali costruì il convento di S. Eframo Vecchio. Nel 1533 scelse S. Gaetano da Thiene come suo direttore spirituale. L’approvazione canonica fu concessa nel 1535, per la comunità religiosa da lei fondata: papa Paolo III le diede il nome di “Suore del Terz’Ordine di S. Francesco secondo la regola di santa Chiara”.

L’anno seguente, il numero delle monache fu fissato a 33, in onore degli anni della vita terrena di Gesù, motivo per cui il monastero è da sempre detto “delle Trentatré”. Le Monache Cappuccine della I Regola di santa Chiara all’Ordine, rapidamente si diffuse in Europa e nel resto del mondo. Maria Lorenza Longo morì nell’ottobre 1539, dopo aver rinunciato alla carica di badessa e dopo aver avuto tutte le garanzie papali che il monastero fosse di stretta povertà e osservante clausura secondo lo spirito di Chiara e Coletta, ma adattato alla situazione monastica del ‘500 in una città come Napoli.