nell’immagine un dipinto di Mario Giudici
XI Settimana T. O – S. Cuore di Gesù
Proverbio del Giorno
«A portare sulle spalle i propri amici non si diventa gobbi (India)»
Iniziamo la giornata Pregando
Dio grande e fedele, che hai fatto conoscere ai piccoli il mistero insondabile del Cuore di Cristo, formaci alla scuola del tuo Spirito, perché nella fede del tuo Figlio che ha condiviso la nostra debolezza per farci eredi della tua gloria, sappiamo accoglierci gli uni gli altri con animo mite e generoso, e rimanere in te che sei l’amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Riflessione Per Il Giorno (riflessione)
Nella festività del Sacro Cuore, ricordiamo quanto nostro Signore sia “cordiale”: il suo cuore dolce e umile è sensibile alle nostre difficoltà e alle nostre fatiche, alle nostre angosce e alle nostre paure. Una tale compassione da parte di un altro essere umano ci dà conforto, ma noi abbiamo bisogno di qualcosa di più. Abbiamo bisogno della redenzione, della guarigione, cioè, dalle nostre sofferenze e della trasformazione delle nostre volontà, che rimangono, come del resto le nostre risorse, molto al di qua delle esigenze poste dalla nostra esistenza. Ecco che il Vangelo ci libera, perché il cuore di Gesù, il cuore di colui che è Dio, è “sacro”. Gesù, così mite e umile, afferma che la sua conoscenza del Padre è unica e che la sovranità conferitagli dal Padre è totale. Il Pantokrator, il Signore di ogni cosa, ha un cuore: è l’amore che governa il sole e gli astri. In questo senso, la festività di oggi realizza i sogni di molte culture e le speranze istintive di molte anime. Offre infatti la promessa che tutto andrà bene e che ogni cosa sarà ben governata. L’intelligenza onnipotente che creò il mondo ha la forza di un cuore che ama questo mondo.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché i cristiani divisi ritrovino la via dell’unità, attraverso la conversione del cuore, la preghiera perseverante e le opere di giustizia.
Don’t Forget! Santo del giorno
Romualdo. Di famiglia nobile, divenne eremita e peregrinò lungo l’Appennino per riformare monasteri ed eremi. La sua fama e carisma lo misero in contatto coi potenti, principi e prelati. Convertì Ottone III che lo nominò abate, carica che Romualdo rifiutò dopo un anno rifugiandosi a Montecassino. Riprese le peregrinazioni fondando numerosi eremi, l’ultimo dei quali fu Camaldoli dove si trovano sia il Monastero, sia l’eremo che custodisce la cella e altri ricordi del Santo.
Angelo Rottoli iniziò da dilettante nel 1977 e passò professionista nel dicembre 1981 come peso massimo e nel giro di due anni divenne campione italiano. In carriera aveva vinto 29 incontri su 34, (di cui vinti al limite sono 17), ne aveva persi tre pareggiati due guadagnandosi così il titolo di «Ali». Nei massimi-leggeri arrivò a competere per il campionato mondiale Wbc perdendo per ferita contro il portoricano Carlos De Leon nel 1987 in un match disputato al Palazzetto dello sport di Bergamo. Nel 1988 diventa Campione Intercontinentale Wbc nei pesi massimi-leggeri e poi Campione Europeo nei pesi massimi-leggeri nel 1989. Rottoli fece ancora un match nell’aprile 1990, la cui sconfitta lo portò a chiudere la carriera. Angelo è morto al Policlinico di Ponte S. Pietro all’età di 61 anni, vittima della COVID-19. Due settimane prima, aveva perso la madre e il fratello per lo stesso virus. A piangere il pugile bergamasco tante persone, volti noti e meno noti, che l’hanno conosciuto e con lui trascorso momenti felici. Campione anche di umanità ha continuato a essere un personaggio anche dopo aver lasciato la pratica della boxe. Bello, intelligente, sapeva parlare e catturare l’attenzione e per questo era riuscito a sdoganare la boxe anche nei salotti. Fra i tanti messaggi, quello del pugile Luca Messi: «Un monumento della boxe bergamasca ci ha lasciati». E di Egidio Bugada che è stato il suo maestro e così lo ricorda: “Angelo aveva un’ottima tecnica pugilista e sul ring era intelligente e astuto. Ma è stato soprattutto una bella persona, buona di cuore. Non l’ho mai visto provare invidia per qualcuno o comportarsi in modo prepotente”.