Riflessione del giorno

venerdì 20 novembre ’20

By Patronato S. Vincenzo

November 19, 2020

 

 

nell’immagine un dipinto di Emile Friant

 

XXXIII Settimana tempo Ordinario

 

Proverbio del giorno

«Riscalda un serpente infreddolito e ti morderà (Armenia)»

 

Iniziamo la giornata Pregando

Signore, ciò che io sono, che possiedo, l’ho ricevuto da te. Tu mi hai trasmesso doni, qualità e carismi, perché me ne serva e mi realizzi in questa vita. Desidero sviluppare le mie qualità di cuore e di spirito perché non siano sterili come il talento sotterrato. Quando il tuo Cristo tornerà, dovrò rendergli conto di tutto e sarò giudicato non sulla quantità dei talenti ricevuti, ma sulla fedeltà e lo sforzo messo in atto. Per questo ti chiedo di aiutarmi oggi a compiere le opere che hai predisposto per me

 

Ambrogio Traversari

Nato in Romagna nel 1386, a 14 anni entrò tra i camaldolesi a Firenze. Ebbe come amico beato Angelico e confratello il pittore Lorenzo Monaco. La sua cella divenne luogo di ritrovo di chi credeva all’incontro tra l’eredità classica e la tradizione cristiana. Ebbe una carriera brillante fino a diventare superiore generale e svolse missioni al servizio della S. Sede. Morì nel 1439

 

Ascoltiamo la Parola di Dio Lc 19,45-48

In quel tempo Gesù, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!». Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo; ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole. 

 

Riflessione del Giorno (Mattutino di Mons. Ravasi)

Dio disse: Io ero un tesoro che nessuno conosceva. Allora volli essere conosciuto. Per questo creai l’uomo. «Voglio avvicinarmi per osservare questo spettacolo straordinario: perché questo roveto brucia» senza consumarsi? (Esodo 3,3). Ed ecco, una voce si leva da quel fiammeggiare: “Io sono colui che sono!”» (3,14). Per secoli gli esegeti si sono accaniti su questa strana carta d’identità di Dio. Ogni decifrazione aveva forse un’anima di verità, ma alla fine rimaneva un cono d’ombra, un nucleo oscuro e segreto. È appunto il mistero divino, la sua “solitudine” che, certo, sboccia al suo interno nel dialogo trinitario, ma rimane nell’infinito della trascendenza, invalicabile a un piede estraneo, incomprensibile a orecchio esterno. Ma subito dopo quell’autodefinizione inaccessibile, ecco un’altra frase sorprendente: Mosè, di’ agli Israeliti: «Io-Sono mi ha mandato a voi». Il Dio misterioso esce da sé stesso, parla, invia e libera. Questa storia di un’identità assoluta e perfetta che si apre e si comunica ha la sua genesi nella creazione, quando Dio, desiderando essere conosciuto, crea l’uomo, un interlocutore «di poco inferiore a lui» in grandezza e libertà (Sal 8,6) e a lui si svela e rivela. Sono le parole di un poeta austriaco, Hugo von Hofmannsthal (1874–1929), a evocare quell’istante iniziale supremo. Sono righe che appartengono al Libro degli amici di questo autore, amico del musicista Richard Strauss: è proprio in quell’atto divino primordiale che egli vede la genesi delle nostre amicizie genuine e del nostro amore. Anche noi apriamo il nostro segreto interiore per offrire i nostri tesori a chi amiamo. Per questo l’amore autentico è la più alta prova dell’esistenza di Dio.

 

Intenzione di Preghiera del giorno

Preghiamo per i sacrestani e tutti i volontari delle nostre chiese e parrocchie.

 

Don’t forget!

20-11-1990: muore don Serafino Doneda prete del PSV

 

Quando la sera del 30 marzo era circolata la notizia della morte di Giambattista Carrara, il “Giamba” come in molti lo chiamavano, l’incredulità era generale. Avrebbe compiuto 70 anni a giugno e il 14 marzo se ne era andata sua madre, Angelina Signori (nonna Nina). 

La triste conferma la dà il figlio Davide che scrive: «Ciao papà, non avrei mai immaginato di salutarti così. Sei stato unico in tutto, unico anche nel salutare tutti. Mancherai a tutti. Ti voglio bene». Abbiamo chiesto a Pierino Persico un ricordo del cugino Giamba: «Giambattista ci ha lasciati. Non posso lasciarlo andar via dimenticato, senza nemmeno un applauso al suo funerale: un uomo grande in tutti i sensi, in statura e nel cuore, ma insieme piccolo e modesto, attento ai cambiamenti e alle attività del Comune e della società, senza correre dietro alle sirene del momento. Ha lavorato con passione in Comune come elettricista: era come se fosse suo e soffriva quando vedeva certi colleghi che tiravano a campare, ma anche quando l’amministrazione faceva errori per motivi di bilancio o per miopia. Per l’oratorio, la parrocchia, la scuola materna, sempre dietro le quinte, era il tuttofare a qualsiasi ora. La casa sempre aperta e la sua Anna aggiungeva dei posti a tavola; i suoi nipoti gli facevano brillare gli occhi. Dalla banda era stato premiato per 50 anni di presenza: oltre a suonare, gestiva l’organizzazione (Il flicorno baritono o euphonium è stato per tutti questi anni suo compagno di viaggio nel Complesso bandistico di Albino, ndr). Gli sci unico svago, ma con impegno gareggiando con gli Old Star. Ciao Giamba, speriamo di rivederci».

Riportiamo alcune tra le centinaia di testimonianze e segni di affetto e vicinanza. «Battista, una roccia, un grande papà e un nonno affettuoso. C’eri sempre per tutti» scrive Silvia; per Mino «Chi l’ha conosciuto porterà sempre nel cuore la sua simpatia, la carica umana, la disponibilità. E questi sono valori che sopravvivono. Ci si può credere o meno, ma Giambattista sopravvive e questo maledetto virus dovrà rassegnarsi. I nostri cari continueranno a vivere come e più di prima». Alma ricorda i familiari ora nel dolore a la passione di Giamba per gli sci: «La tua vita non si è fermata, continua sulle piste da sci e sulle amate montagne con il tuo Dada, il tuo Stefano e i tuoi adorati nipoti dei quali parlavi con orgoglio, la tua inseparabile Anna con la quale hai condiviso tutto con amore. Il tuo sorriso, la tua disponibilità, bontà e allegria resteranno sempre nel mio cuore. Hai raggiunto la tua cara mamma che non hai potuto salutare».

La famiglia Acquaviva (Savino è stato il direttore del complesso Bandistico di Albino) lo ricorda così: «Caro Battista, così non vale, non vale proprio: un vagone di immagini ci scorrono nella mente, decine di anni di musica. Siamo affranti. La tua dipartita ci sconvolge, ci mette in ginocchio. Il rispetto che proviamo per te, per la tua onestà, la tua passione per la musica. Passavi dalla sede della banda a studiare e dicevi: le parti si studiano. Sei grande, sei unico. Non è giusto». Terminiamo con un pensiero di Ottaviano che interpreta il sentimento di chi ha percorso con Giambattista un pezzo di strada: «Una persona vera, sincera e di grande spessore umano: di quelle che ringrazi il cielo per averle conosciute».