nell’immagine un quadro di James Tissot – 1882
Proverbio del giorno
“E’ una povera pecora quella che non può portare la sua stessa lana” (Cina)
Iniziamo la giornata Pregando (Antica preghiera egizia)
La tua bellezza è senza pari quando sorgi all’orizzonte del cielo, Vivente, che sei la fonte della vita. Tu dai il soffio della vita a tutto ciò che tu crei. Le tue opere sono innumerevoli e piene di un mistero insondabile per gli uomini. Tu hai creato le stagioni dell’anno affinché si sviluppino tutte le cose che hai fatto; l’inverno viene a rinfrescarle e l’estate dona loro i profumi. Tu hai fatto il vasto cielo per spandervi il tuo splendore e vedere tutte le cose. Tu sei l’unico.
Giuseppe Cafasso
Nasce a Castelnuovo d’Asti nel 1811, è di salute malferma, ma è sacerdote già a 22 anni; viene accolto dal teologo Luigi Guala nel convitto ecclesiastico da lui aperto a Torino per fare catechesi ai giovani muratori e ai carcerati e insegnare teologia morale. In 24 anni forma generazioni di preti, dedicandosi anche alla pastorale verso i bisognosi: condivide le ore estreme coi condannati a morte e opera tra i carcerati, includendo nel suo servizio anche l’aiuto alle famiglie e il soccorso ai dimessi. Amico di don Bosco (che lo definirà «modello di vita sacerdotale»), lo aiuta materialmente e moralmente nella sua missione. E’ patrono dei carcerati e dei condannati a morte
La Parola di Dio del giorno (Mt 7,15-20)
Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Riflessione Per Il Giorno (10 aforismi di don Lorenzo Milani- 1.a parte)
La recente visita di Papa Francesco a Barbiana sulle orme di don Lorenzo Milani e a Bozzolo dove fu parroco don Primo Mazzolari, ha riproposto con forza a tutta la Chiesa la lezione di vita e di fede di questi due profeti. Partiamo da don Milani e proponiamo dieci aforismi suoi.
- «La povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura e sulla funzione sociale» (Esperienze pastorali).
- «Io non splendo di santità e neanche sono un prete simpatico. Ho anzi tutto quello che occorre per allontanare la gente. Anche nel fare scuola sono pignolo, intollerante, spietato. Non ho retto i giovani con doni speciali di attrazione. Sono stato solo furbo. Ho saputo toccare il tasto che ha fatto scattare i loro più intimi doni. Io ricchezze non ne avevo. Erano loro che ne traboccavano e nessuno lo sapeva» (Esperienze pastorali).
- «Con la scuola non li potrò far cristiani, ma li potrò far uomini; a uomini potrò spiegare la dottrina e su 100 potranno rifiutare in 100 la Grazia o aprirsi tutti e 100, oppure alcuni rifiutarsi e altri aprirsi. Dio non mi chiederà ragione del numero dei salvati nel mio popolo, ma del numero degli evangelizzati» (Esperienze pastorali).
- «Caro Teopisto, la fede quando si trova va tenuta stretta per non perderla più» (Lettera 1955).
Intenzione del giorno
Preghiamo per gli insegnanti che trovino in don Milani gli spunti per una vera educazione
Don’t forget! DON LORENZO MILANI (FIRENZE 27-05-1923- FIRENZE 26-05-1967)
Fu il fondatore e animatore della scuola di Barbiana, primo tentativo di tempo pieno espressamente rivolto alle classi popolari. Frainteso e ostacolato dalle autorità scolastiche e anche da una parte di quelle religiose, don Milani è stato personalità significativa del dibattito culturale del dopoguerra e la sua vita rappresenta ancora oggi una grande testimonianza di fedeltà nelle sua scelta di essere dalla parte degli ultimi. Don Milani, secondo Ernesto Balducci, “ha scelto la via della rottura per aggredire il mondo degli altri e far nascere nella coscienza di tutti noi, prelati, preti, professori, comunisti, radicali e giornalisti, il piccolo amaro germoglio della vergogna”. Le sue ultime parole furono: “Un grande miracolo sta avvenendo in questa stanza…un cammello che passa nella cruna di un ago”.