Riflessione del giorno

Venerdì 25 novembre 2022

By patronatoADM

November 24, 2022

 

XXXIV Settimana Tempo Ordinario

 

Aforisma del giorno di Etty Hillesum

Ho smesso di credere che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi.

 

Preghiera del giorno dal Salmo 119,137-144 (19. parte)

Sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. Con giustizia hai ordinato le tue leggi e con fedeltà grande. Mi divora lo zelo della tua casa, perché i nemici dimenticano le tue parole. Purissima è la tua parola, il tuo servo la predilige.

Io sono piccolo e disprezzato, ma non trascuro i tuoi precetti. La tua giustizia è giustizia eterna e verità è la tua legge. Angoscia e affanno mi hanno colto, ma i tuoi comandi sono la mia gioia. Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre, fammi comprendere e avrò la vita.

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Luca 21,29-33

Gesù disse ai discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che l’estate è vicina.

Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

 

Riflessione del giorno di Gustave Thibon

«Pregherò per te». Ho mai udito parola umana che giunga da più lontano? Giunge dalla confluenza di Dio e dell’uomo. Tu rispondi di me davanti a Colui che è tutto e che è anche me stesso. La preghiera per il prossimo è come un aspetto inverso del martirio: la preghiera fa dell’uomo che prega un testimonio, la cauzione di un altro uomo davanti a Dio.  Sei più vicino a me di quanto lo sia io stesso, perché sei tra Dio e me.

Sei come un baluardo innalzato contro la sua giustizia e un varco aperto sul suo amore.  Nel cuore della dolce e mortale lotta tra l’uomo e la sua fonte, tu combatti al mio posto. Il tuo amore temerario si è infiltrato nella scissura stessa che mi separa dal centro, nel vuoto scavato dalla mia ribellione e dalla mia viltà.

Tra quali pietre hai posto la tua anima!  Sembri volgermi il dorso e invece il tuo volto è esposto, per me, ai colpi diretti, ai richiami dell’ignoto; non mi parli, ma parli di me al silenzio.  Pregare per qualcuno è come aderire, al tempo stesso, a Dio e all’uomo, è come realizzare il perfetto equilibrio ha questi due amori.

 

Intenzione di preghiera per il giorno

Preghiamo per chi non prega mai, non crede a nulla e a nessuno, non nutre nessuna speranza…

 

Don’t Forget! Africa News

Un conflitto terribile e dimenticato

Il premio Nobel per la Pace Abiy Ahmed era certo di vincere la guerra in tre settimane, invece gli è andata male. La guerra lampo è “una tattica militare basata su manovre rapide finalizzate a sfondare le linee nemiche, ad accerchiare e isolare, per poi annientare, le loro unità, e colpire in tempi brevi i punti vitali degli avversari” come spiegano i manuali militari.

La Guerra Lampo di Abiy si è trasformata in genocidio che viene negato dal governo etiopico e dai suoi alleati e che in Occidente passa sotto colpevole silenzio. Il premio Nobel Ahmed accusa le agenzie che si occupano di tutela dei diritti umani di dire il falso, di descrivere la guerra con argomenti inesistenti e fraudolenti. Sostiene che i loro rapporti sono menzogneri e l’unico scopo sia quella di danneggiare l’immagine dell’Etiopia. Abiy come il suo socio e sodale alleato eritreo Isaias Afeworki, ha cacciato le NGO dal suo Paese.

Meglio ammazzare senza testimoni. Medici Senza Frontiere (3 assassinati), UNICEF, SAVE THE CHILDREN, WFP e ONU sono stati espulsi per avere denunciato ciò che han visto. In realtà quanto da loro riportato è soltanto la punta dell’iceberg di quanto sta accadendo in Tigray. Pallottole e bombardamenti sono il male minore per i civili. Fame, sete, mancanza di medicine, carburanti, comunicazioni, confisca di qualsiasi valuta depositata in banca e arresto totale del sistema bancario, nessuno stipendio da 17 mesi, ignoranza (scuole distrutte e 2 anni di blocco nell’insegnamento), stupri di bambine, donne, anziane, suore del Tigray: questa è l’orribile realtà.

I maschietti sono evirati, i raccolti bruciati, gli animali domestici massacrati. Furti, saccheggi, bombardamenti a tappeto che distruggono villaggi e centri abitati. Impossibilità di far arrivare sementi e di procurarsi beni essenziali come il latte in polvere per i neonati. La partecipazione alla mattanza, colpevolmente negata, di eritrei e somali, descritti come bestie feroci, è documentata da chi riesce a scappare per cercare rifugio in Sudan o dove può. Il Tigray è circondato, a nord dall’Eritrea e a sud dai governativi; la sua popolazione, quindi, è intrappolata e rischia di esser totalmente eliminata.

Ma ci sarebbe da chiedere perché il genocidio in atto in Tigray è tenuto a un livello molto basso dai media internazionali, tutti intenti invece a raccontare con dovizia di particolari la guerra in Ucraina. Un’astuzia estrema nell’uso dei media che si coniuga perfettamente con la strategia del guadagnare tempo in finti incontri diplomatici, dichiarazioni fasulle e contrastanti: intanto ogni giorno centinaia di poveracci innocenti muoiono di fame, di sete, di malattie curabili. Disperati e soli.

C’è da chiedersi come la semplice constatazione di non permettere la libera entrata di osservatori indipendenti e di giornalisti, non sia sufficiente per destare sospetti e punti interrogativi sulle dichiarazioni di Abiy, dei suoi ambasciatori e dei suoi rappresentanti in tutto il mondo. Intanto il mercato delle armi prospera e il mercato nero gonfia le tasche dei criminali, spesso in giacca e cravatta! In Tigray ci sono “solo” 6 milioni di persone da annientare, come il numero gli ebrei gassati nei forni crematori in Europa. A genocidio compiuto la comunità internazionale organizzerà altre commemorazioni ipocrite?

Articolo di Massimo A. Alberizzi