Riflessione del giorno

Venerdì 27 dicembre 2024

By Patronato S. Vincenzo

December 26, 2024

 

Ottava di Natale

 

Avvenne il 27 dicembre…

537 – Consacrazione della Hagia Sophia di Costantinopoli (riconsacrata nel 562)

1612 – Nettuno è osservato per la prima volta da Galileo Galilei, ma non riconosciuto come pianeta.

1978 – La Spagna diventa democrazia dopo 40 anni di dittatura: re Juan Carlos I sanziona la nuova costituzione.

1985 – Terroristi palestinesi uccidono 20 persone negli aeroporti di Roma e di Vienna.

2003 – Un libro-bomba esplode, senza conseguenze, nell’abitazione bolognese di Romano Prodi, all’epoca presidente della Commissione europea.

2020 – I Paesi dell’Unione europea iniziano le vaccinazioni anti-Covid-19.

 

Aforisma dalla 1.a lettera di S. Giovanni

“quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.”

 

Preghiera

O Dio, che per mezzo del santo apostolo Giovanni ci hai dischiuso le misteriose profondità del tuo Verbo, donaci intelligenza e sapienza per comprendere l’insegnamento che egli ha fatto mirabilmente risuonare ai nostri orecchi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

 

Santo del giorno

 

Parola di Dio del giorno Giovanni 20,2-8

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.

Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

 

Riflessione

Si celebra oggi l’amore di Cristo in uno dei suoi discepoli a lui più vicini. Gesù, che era diventato l’amico più caro di Giovanni e che aveva condiviso con lui le gioie più intense e i dolori più profondi, era quel Dio che, come diceva l’Antico Testamento, non si poteva guardare senza morire.

Eppure, giorno dopo giorno, Giovanni aveva guardato Gesù e aveva visto in lui un Dio il cui sguardo e il cui contatto danno la vita. Aveva spesso sentito la sua voce, ascoltato i suoi insegnamenti e ricevuto, per suo tramite, parole provenienti dal cuore del Padre.

Aveva mangiato e bevuto con lui, camminato al suo fianco per molti chilometri, spinto da un irresistibile amore, che l’avrebbe portato inevitabilmente non al successo, ma alla morte: eppure, in ogni istante, aveva saputo che era quello il vero cammino di vita. Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo “che Gesù amava” correre con tutte le forze, spinto proprio da quest’amore, verso il luogo in cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte.

Vede le bende e il sudario – oggetti della morte – abbandonati dal Signore della vita: le potenze delle tenebre erano state vinte nella tomba vuota, e nel cuore di Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell’amore, spuntava l’alba della fede.

 

Intenzione di preghiera per la settimana

Preghiamo perché l’esperienza di Giovanni, il discepolo prediletto di Gesù, ci aiuti a unire nella nostra vita la preghiera e l’azione, l’impegno e la contemplazione.

 

Don’t Forget! Le più belle natività della storia dell’arte

LORENZO LOTTO: ADORAZIONE DEL BAMBINO

dipinto a olio su tavola – 46 x3 4,9 cm datato 1523 – National Gallery of Art Washington.

La piccola opera del grande pittore veneto Lorenzo Lotto (Venezia 1480 – Loreto 1556) nata per la devozione privata, si trovava nella collezione del conte Morlani a Bergamo, che la vendette all’ing. Bononi di Milano, dove la acquistò poi A. Contini-Bonacossi. Nel 1937 la acquistò Samuel H. Kress, esportandola a New York, e nel 1939 ne fece dono al nascente museo statunitense.

La Sacra Famiglia è evocata con tonalità calde e accese, con un interessante gioco di contrasti tra luce ed ombra. La scena è infatti vista da dentro la capanna, dove Maria e Giuseppe stanno adorando il Bambino poggiato su un lenzuolo in un cesto di vimini, vicino a un sacco e un bariletto che alludono al pane (sacchetto di farina) e al vino (botticella) dell’eucaristia. Dalla porta si scorge un bel paesaggio campestre, con tre angeli cantori che rasserenano la scena, mentre a sinistra, dietro lo stipite e in ombra, a sorpresa appare un crocifisso che ricorda il destino tragico di Gesù, un’evidente traslazione cronologica.

La raffigurazione di Giuseppe genuflesso in adorazione, è molto diversa da quelle tradizionali che lo vedevano discosto e quasi estraneo: Lotto ce lo presenta con un sorriso sul volto, in preghiera (l’opera era stata commissionata da alcuni membri della Confraternita di S. Giuseppe che voleva rivalutare l’immagine del santo).

In questa tavola Lotto cura molti i particolari anche sono oggetti banali, come la scala poggiata alla capanna che ricorda come la nascita di Gesù collega il cielo con la terra. Accanto alla scala c’è una coppia di tortore, anche queste secondo la simbologia cristiana rappresentano la fedeltà della chiesa al suo Sposo: è infatti un animale che quando perde il compagno non si riaccoppia più.

Il legno in basso a destra, dove si trova la firma dell’autore, secondo una valutazione fatta dal critico d’arte Rusk Shapley, sarebbe una trappola per topi, in riferimento a un discorso di S. Agostino: Il diavolo ha esultato quando Cristo è morto, ma per quella stessa morte di Cristo il diavolo è stato vinto, come la trappola prende l’esca. La croce del Signore è la trappola del diavolo; la morte del Signore l’esca con la quale sarà preso.

L’intensità del dipinto è racchiusa però nel dialogo tra Madre e Figlio, questa si piega in avanti verso il figlio, visibilmente carica di meraviglia e di pensieri riconoscendo nell’umiltà della sua persona la grandezza dell’evento di cui è stata, suo malgrado per scelta, protagonista. Il Figlio che porge le braccia verso di Lei e si muove, sgambetta, sorride, come a volerla rassicurare.

Il Lotto nella sua preparazione teologica ci racconta l’evento che cambierà la storia del mondo, un evento posto sulla terra in una capanna. Dalla terra nasce infatti la nuova vita, con la manifesta voglia di crescere.