XXVI Settimana T. Ordinario
Aforisma del giorno di Alessandro Manzoni
“A saper ben maneggiare le gride (le leggi), nessuno è reo, e nessuno è innocente”.
Preghiera del giorno per la pace di Giovanni Paolo II
Padre, che hai progetti di pace e non di afflizione, che condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei violenti, Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani, a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia.
Ascolta il grido dei tuoi figli e la supplica di tutta l’umanità: mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza. In comunione con Maria, Madre di Gesù, ti supplichiamo: parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli, ferma la logica della ritorsione e della vendetta, suggerisci soluzioni nuove, gesti generosi, concedici la pace. Amen.
Santo del giorno
Parola di Dio del giorno Luca 10,13-16
Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite.
Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Riflessione del giorno – don Arturo racconta don Bepo
Don Bepo per 50.000 ragazzi fu un padre desideroso che custodissero in cuore il lievito della carità. Perciò era contento quando decidevano di sposarsi o di consacrarsi a Dio e quando sapevano far nascere un’azienda, un’associazione, un’impresa.
Tino Sana è stato tra gli allievi quello che meglio di altri ha saputo raccontare il passaggio del testimone ricevuto da don Bepo: «Nella mia attività imprenditoriale ho copiato molte cose del Patronato. Ho organizzato, all’interno della mia attività, le lavorazioni che mi consentivano di essere autonomo, come al Patronato dove erano presenti “le botteghe dei vari mestieri”.
Soprattutto da don Bepo ho imparato ad amare: il prossimo, il lavoro come mezzo per crescere ed aiutare gli altri. La mia attività di oggi coinvolge 140 famiglie, quelle dei miei dipendenti e non solo, e voglio tanto credere che il “nostro” lavoro ci aiuti a crescere con dignità queste nostre famiglie e nello stesso tempo ci faccia amare le opere che realizziamo e il tempo che insieme viviamo. Il Patronato è stata la mia famiglia, dove ho lavorato ed imparato; mi ha dato un portamento educativo che mi porto come dote».
La paternità umana è riflesso di quella di Dio che non soffoca la nostra personalità e non ha niente contro lo sviluppo del nostro ‘Io’. In quanto Padre, Dio non può che godere della nostra creatività: non può che farci credito ed essere curioso di cosa noi, suoi figli, inventeremo ogni volta di nuovo per rendere bella e feconda la vita e la terra.
Intenzione di preghiera per il giorno
Per i ragazzi che nel Patronato si preparano alla vita, perché imparino la grande lezione di don Bepo.
Don’t Forget! Accade nel mondo
Allo scoppio delle violenze Abiy, (premio Nobel per la pace 2019) aveva promesso una vittoria rapida e indolore, ma dopo una serie di conquiste iniziali le forze del Tigray hanno lanciato una controffensiva che le ha portate quasi alle porte della capitale grazie all’alleanza con l’Esercito di Liberazione Oromo che vuole l’indipendenza della Oromia la regione più popolata del paese. In meno di un mese però gli equilibri sono cambiati, volgendo di nuovo in favore dell’esercito, la cui rapida offensiva ha respinto le forze del Tigray.
Il primo anno di scontri fu accompagnato dai racconti di massacri di civili e stupri di massa, di cui furono accusati i governativi. Ma poi alle forze tigrine sono state mosse le stesse accuse nei territori conquistati nell’avanzata verso Addis Abeba. Alle violazioni dei diritti umani si aggiunge ora una delle più dure siccità degli ultimi 40 anni con 4 stagioni di piogge scarse. Al momento, le organizzazioni umanitarie hanno dovuto portare aiuti a 17 milioni di persone.
A marzo 2022 veniva annunciata una tregua, e a giugno il governo ha formato un comitato per negoziare con il TPLF. Ma le autorità regionali hanno richiesto che fossero ripristinati i servizi per i cittadini come precondizione per sedersi a dialogare. Il Tigray è infatti rimasto senza connessioni bancarie e telecomunicazioni da quando i militari si sono ritirati alla fine di giugno. Inoltre, le importazioni di carburante sono state ristrette, limitando quindi la possibilità di distribuire aiuti umanitari, oggi più indispensabili che mai.
Un accordo sarebbe nell’interesse anche del governo etiope, che ha bisogno di una tregua per finanziare un’economia in grave difficoltà. Le speranze di evitare la catastrofe sono affidate alla mediazione dell’inviato dell’Unione Africana, l’ex presidente della Nigeria Olusegun Obasanjo che però non gode finora la fiducia dei dirigenti tigrini. In ogni caso “che il conflitto si estenda o meno, le cose non potrebbero andare peggio per i tigrini,” spiega l’analista Tsedale Lemma al New York Times. “Che muoiano per un proiettile o per un assedio, muoiono comunque.”