Riflessione del giorno

venerdì 5 maggio ’17

By Patronato S. Vincenzo

May 04, 2017

 

Proverbio del giorno (Giappone)

Chi riconosce la sua ignoranza la mostra una volta; chi cerca di nasconderla la mostra varie volte.

 

Iniziamo la Giornata Pregando (preghiera per la pace)

O Dio, che chiami tuoi figli gli operatori di pace, fa’ che noi, tuoi fedeli, lavoriamo senza mai stancarci per promuovere quella giustizia che sola può garantire la pace autentica e duratura. Per Cristo nostro Signore. Amen

 

Caterina Cittadini

Nata a Bergamo nel 1801, a 7 anni rimane orfana di madre e abbandonata dal padre viene accolta nell’orfanatrofio del Conventino a Bergamo insieme alla sorella Giuditta. A 25 anni insieme alla sorella fonda a Somasca l’Istituto Suore Orsoline. Muore a 56 anni.

Oggi si ricorda anche S. Gottardo nato nel 960 a Reichersdorf e morto il 5-05-1038.

 

Parola di Dio del Giorno (Gv 6,52-59)

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».  Queste cose disse Gesù, insegnando a Cafarnao. 

 

Riflessione Per Il Giorno (Frammenti di vita del Patronato)

Gli occhiali sono protesi esterne, presidio medico oculistico, composto da montatura e due lenti atte a correggere le alterazioni della vista dovute a vizi refrattivi o a insufficienze nella funzionalità oculare (Wikipedia). Beh, non è detto! Il giovane africano con un vistoso paio di occhiali a cui ho chiesto “Problemi alla vista?” ha risposto: “Ci vedo benissimo: gli occhiali servono a far colpo sulle ragazze…”. Evviva la sincerità! Ma non è tutto. Giorni fa, inavvertitamente, ho fatto cadere gli occhiali di un ragazzo nigeriano; raccogliendoli mi sono accorto che mancavano le lenti e ne ho cercato i cocci sul pavimento, ma non ve n’era traccia. Fu lui stesso a rassicurarmi: “Niente di rotto, tranquillo”. “Ma porti la montatura senza lenti?”. “Sì –mi rispose- Io ci vedo poco e l’oculista mi ha ordinato gli occhiali: ma avevo soldi a sufficienza solo per la montatura. Non appena possibile, comprerò anche il resto”. Così il nostro da mesi portava con disinvoltura una squillante montatura gialla, convinto che il 50% dei suoi problemi di vista fosse risolto. Comprandogli le lenti, abbiamo risolto anche l’altro 50%. 

 

Intenzione del giorno

Preghiamo per tutte le scuole cattoliche della nostra diocesi di Bergamo

 

Don’t forget!

GIORNATA EUROPEA DEI DIRITTI DEL MALATO

 

168° dipinto de: i 1000 quadri più belli del mondo

 

 

Jacopo Robusti, noto come Tintoretto (Venezia 1519 – Venezia 1594), è stato uno dei più grandi esponenti della scuola veneziana e probabilmente l’ultimo grande pittore del Rinascimento italiano. Il soprannome “Tintoretto” gli derivò dal mestiere paterno, tintore di stoffe. Per la sua energia fenomenale nella pittura è stato soprannominato il furioso e il suo uso drammatico della prospettiva e della luce lo ha fatto considerare il precursore dell’arte barocca. Oggi presentiamo una delle sue opere più famose: questa grande tela era destinata a ornare la Scuola Grande di S. Marco coi miracoli del Santo. Quest’opera così rivoluzionaria destò enorme scalpore e procurò a Tintoretto un grande successo.

1) Storia: uno schiavo cristiano viene sottoposto a tortura per la sua fede, dal suo padrone che lo sorprende a pregare sulla tomba di S. Marco, il quale interviene miracolosamente e fa spezzare gli strumenti della tortura e salva lo schiavo. 2) Scena: lo schiavo nudo è a terra circondato da cose e oggetti spezzati. Il carnefice, in piedi, mostra il martello spezzato al padrone (seduto in alto) che lo guarda sconcertato. L’azione sembra svolgersi sul palcoscenico di un teatro: la folla è delimitata a sinistra dalle colonne e a destra dall’alta pedana. Sopra la folla vi è un pergolato che collega i due edifici e delimita lo spazio e chiude la scena il cui fondale che risulta sembra una quinta teatrale. Gli spettatori sono disposti lungo 2 linee diagonali che si incontrano al centro dove, in un cuneo in primo piano giace il corpo dello schiavo, visto di scorcio. Dall’alto scende S. Marco, invisibile ai presenti. Lo scorcio del corpo del santo è analogo ma opposto rispetto a quello dello schiavo. Il volto del Santo è in controluce il che determina l’effetto di una raggiera luminosa, soprannaturale.

La composizione ha andamento ondeggiante, dinamico, come se tendesse a destra ma fosse respinta nel senso opposto, a sinistra, dal santo che scende dall’alto e dallo sporgersi del padrone verso il centro della scena. Sono presenti altre 2 fonti luminose: una illumina in maniera uniforme lo sfondo e l’altra in primo piano, un fascio diagonale di luce che va dall’alto a destra a sinistra in basso. C’è il richiamo cromatico del rosso: S. Marco, il padrone, lo spettatore in 1° piano (a destra nella composizione). Il cromatismo richiama Tiziano ma le figure energiche e le torsioni anatomiche si rifanno a Michelangelo e Giulio Romano. La folla è composta di varia umanità: uomini, soldati, donne, neri. Gli orientali col turbante rappresentano i turchi, tradizionali nemici dei veneziani, simbolo dei barbari infedeli. Tintoretto rende pienamente la drammaticità del miracolo in atto. L’intervento del Santo è vistoso, esagerato, desta stupore e coinvolge emotivamente lo spettatore, con l’obiettivo di arrivare al coinvolgimento emotivo dello spettatore la cui attenzione è focalizzata sullo schiavo e sugli strumenti di tortura