Riflessione del giorno

venerdì 8 maggio ’20

By Patronato S. Vincenzo

May 07, 2020

 

IV. Settimana del tempo pasquale

 

 

Proverbio del giorno (Jules Renard)

“La vecchiaia inizia quando si è sicuri di non essersi mai sentiti così giovani.”

 

Iniziamo la Giornata Pregando (J. K.)

“Mi abbandono, o Dio, nelle tue mani. Gira e rigira quest’argilla, come creta nelle mani del vasaio. Dalle forma e spezzala, se vuoi.  Ordina, cosa vuoi che io faccia?  Innalzato, umiliato, perseguitato incompreso, calunniato, sconsolato, sofferente, inutile a tutto, non mi resta che dire, sull’esempio di tua Madre: «Sia fatto di me secondo la tua parola». Amen

 

MADDALENA DI CANOSSA

Nata a Verona nel 1774, da una delle famiglie più illustri di quel tempo, orfana di padre e abbandonata dalla madre, a 7 anni viene affidata a un istituto. Nel 1801 ospita nel palazzo di famiglia due povere ragazze, raccolte da lei stessa e inizia con altre ragazze in difficoltà un’esperienza di vita in comune presso l’ex convento delle Agostiniane veronesi: nascono le Figlie della Carità, suore educatrici dei poveri. Maddalena ottiene l’assenso di Pio VII; in seguito si reca a Venezia, a Milano, a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole. Mentre prepara l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona.

 

Ascoltiamo La Parola di Dio (Gv 14,1-6)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

 

Riflessione per il giorno (Mons. Nunzio Galantino: Piangere)

Uno dei versetti più brevi della Bibbia riporta la reazione di Gesù davanti al corpo senza vita dell’amico Lazzaro e alla sofferenza delle sorelle: “Gesù scoppiò in pianto”. Dev’essere stato vero anche per lui quello che l’Abbé Prévost scriverà diciassette secoli dopo: “La più dolce consolazione di un grande dolore è avere la libertà di piangere”. La stessa che talvolta è negata, sospesa o pudicamente nascosta. Come capita a chi non ha più notizie della persona cara o è impossibilitato ad accompagnarne gli ultimi momenti di vita. Dal latino planctus – derivato dal verbo plangĕre e dal greco πλάζειν (percuotere con rumore) – il pianto richiama, in origine, il gesto – non del tutto scomparso presso alcune culture – di chi per il dolore si percuote la fronte o l’anca. Il pianto sincero è frutto di emozione, provocato da una vasta gamma di sentimenti: il dolore, la rabbia, la sorpresa, la gioia, l’empatia. Sempre il pianto sincero esprime partecipazione intensa. E comunica in maniera non verbale il bisogno di aiuto, la richiesta di attenzione e il desiderio di comunicazione emotiva ed affettiva. Non si è mai abbastanza maturi per fare a meno di questo modo di comunicare agli altri, coinvolgendoli, le proprie vicende interiori. Il linguaggio concettuale o razionale è un rilevatore inadeguato degli stati d’animo più intensi; al contrario del linguaggio delle lacrime. E il gesto di asciugarle con delicatezza, realizza un’intima partecipazione alla sofferenza o alla gioia dell’altro/a. Gli occhi dai quali sgorgano quelle lacrime diventano feritoie che permettono di entrare in una relazione profonda, senza bisogno di parole che ne dicano l’intensità. Poiché, come disse papa Francesco ai giovani universitari di Manila: “Certe realtà della vita si vedono solo con gli occhi puliti dalle lacrime”. Tra queste realtà, il cuore e l’intimità di ognuno di noi.

 

Intenzione del giorno

Preghiamo perché Dio ci doni la grazia delle lacrime.