V Settimana Tempo ordinario
Avvenne il 9 febbraio…
1619 – Giulio Cesare Vanini, filosofo, è arso vivo a Tolosa poiché colpevole di ateismo
1849 – Dopo la fuga di Papa Pio IX da Roma, viene proclamata la Repubblica Romana
1900 – Nasce il trofeo di tennis noto come Coppa Davis
1965 – Guerra del Vietnam: le prime truppe USA vengono inviate nel Vietnam del Sud
1994 – Viene annunciato il piano di pace per la Bosnia ed Erzegovina
Aforisma di M. Teresa di Calcutta
Ciascun uomo ha pienezza di bene come pienezza di male in sé.
Preghiera
Onnipotente e sempiterno Dio che nella confessione della vera fede hai concesso ai tuoi servi di conoscere la gloria della Trinità eterna e di adorare l’Unità nella potenza della maestà: ti preghiamo che per la fortezza della nostra fede, ci sentiamo sempre liberi da ogni avversità. Per Cristo nostro Signore. Amen
Santo del giorno
Parola di Dio Marco 7,31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Riflessione detti e fatti dei padri del nuovo deserto
Al monaco Lino si era piantata nella mente la domanda rivolta da Gesù a Pietro nel Getsemani: «Non sei riuscito a vegliare una sola ora?» (Mc 14,37). E diceva tra sé: “Dovrei rispondere anch’io a questa domanda. Come posso fare? Dove andare?”. E rimuginava questo pensiero. Iniziò a pregare: “Dimmi, Gesù, come devo fare”. Mentre zappava nel suo orto, ecco dal di dentro una domanda: “Lino, hai mai visto la lucetta accesa in chiesa?”.
Ricordò che in chiesa, c’è il Pane di cui Gesù ha detto «Questo è il mio Corpo». Così lasciò la zappa e si recò in chiesa e sedette nel banco. Disse tra sé: “Vegliare una sola ora, ha detto Gesù a Pietro. Ebbene veglierò davanti al Corpo di Gesù per un’ora”. Dopo sei minuti di silenzio impressionante, ecco che gli risuona dentro un’altra voce: “Che fai qui mentre tutti lavorano? Non senti il rumore del contadino e quello del fabbro e quello dello stradino? E tu perdi tempo?”.
I rumori gli parevano assordanti come non mai; non li aveva mai uditi così distinti. “Io sono qui a vegliare”, rispose Lino. Ma che fatica continuare, quanti pensieri e sollecitazioni a tornare al lavoro! E non mancava qualche colpo di sonno. Fissò la fioca luce, abituata a vegliare giorno e notte. Fissò il grande crocifisso sopra l’altare: “Sono qui per te Gesù. Vorrei vegliare, ma non so come fare”. Nessuna voce gli rispose, così guardò l’orologio: mancava un minuto alla fine dell’ora.
Finalmente disse: “Gesù, ho vegliato con te un’ora”. Nessuna gioia particolare, ma uscendo di chiesa Lino si sentiva leggero come un fringuello, forte come un leone, alto come l’aquila, mite come il bue del presepio, contento come un angelo, deciso come non mai in vita sua e pronto a vincere ancora una volta sé stesso.
Intenzione di preghiera
Perché impariamo a stare con Gesù, a vegliare con lui, a pregare senza perderci d’animo e senza scoraggiarci di fronte alle distrazioni.
Don’t Forget! Santi della Carità
BEATO LEOPOLDO DA ALPANDEIRE MARQUEZ SANCHEZ CAPPUCCINO
1867 – 1956
Quest’uomo ci fa capire come non serva essere ricchi, nobili, colti, aver compiuto grandi opere o andare missionari in terre lontane per diventare santi. Fra Leopoldo da Alpandeire è stato proclamato beato per i suoi umili gesti quotidiani e senza mai lasciare i confini della sua patria. Con il cuore di bambino, ha sempre aiutato il prossimo. Francisco Tomás nacque nel 1864 ad Alpandeire (Spagna) da famiglia di modesti contadini, buoni cristiani.
Non andò a scuola, ma era lavoratore instancabile; ogni mattina si recava a Messa, poi pascolava le pecore e coltivava l’orto. Era simpatico, allegro e generoso. Condivideva la merenda con i bambini poveri e non esitava a donare le sue scarpe a chi ne era privo. Francisco Tomás provava pena per loro e soffriva nel vedere mani tese, imploranti, di gente tutt’ossa perché non pranzava né cenava ed era vestita di stracci, senza poter fare qualcosa per aiutarli.
Un giorno, ascoltando due frati predicare il Vangelo, Francisco capì quale doveva essere il compito della sua vita. A 35 anni divenne frate cappuccino con il nuovo nome di Leopoldo. Dopo essere stato nei conventi di Siviglia e Antequera, svolgendo le mansioni più umili, nel 1903 si fermò a Granada e lavorò come ortolano. Suo compito era anche chiedere l’elemosina casa per casa a Granada e nei paesi vicini, per il convento e i bisognosi.
Camminava scalzo su strade polverose, sentieri di montagna, colline tortuose, con la bisaccia in spalla dove metteva ciò che gli veniva donato: pane, frutta, verdura, denaro. Ringraziava il donatore, recitando per lui tre Ave Maria. Fra Leopoldo, ogni giorno, incontrava tante persone, cercava di convertire i peccatori, insegnava il catechismo ai bambini, parlava del Vangelo e di Gesù, rimproverava i bestemmiatori.
Il frate dalla barba lunga e bianca, dallo sguardo penetrante che infondeva pace e serenità e con il Rosario in mano, spesso veniva chiamato a casa dalla gente che gli chiedeva una guarigione: lui recitava tre Ave Maria e le malattie sparivano. Morì nel 1956 a 92 anni, facendo sprofondare la città di Granada nel dolore. Sepolto nella cripta del Convento di Granada, la sua tomba continua a essere meta di migliaia di pellegrini che vanno per chiedere una grazia.