La storia del Patronato San Vincenzo
La storia del Patronato San Vincenzo in Bolivia inizia nel lontano 1966. Don Bepo Vavassori, fondatore del Psv, riceve la visita di un sacerdote, Don Berto Nicoli, che qualche anno prima, nel 1962, era partito come missionario diocesano di Bergamo alla volta della Bolivia. Il primo di una lunga serie di missionari che da quel giorno avrebbero costruito un lungo ponte di solidarietà tra la Diocesi di Bergamo e le più importanti diocesi boliviane. Racconta Don Berto: “ Sono andato al Patronato per parlare con Don Bepo e gli ho detto: Don Bepo, perché non venite in Bolivia? C’è tanto bisogno ,ci sono tanti bambini, c’è un ……………. però ho lasciato cadere la cosa”.
Don Bepo invece non lasciò cadere la cosa. E cosi, dopo pochi mesi, il 31 luglio 1966, partì per la Bolivia Don Antonio Berta, incaricato di assumere la direzione della “Città dei Bambini” di La Paz, la capitale del paese. Era stata costruita con il contributo delle diverse ambasciate, cosi c’era la palazzina svedese, quella americana, quella spagnola. Don Bepo è entusiasta della posizione, della costruzione degli edifici, della loro dislocazione. Sono dodici fabbricati. Il nucleo principale è costituito da quattro case capaci ciascuna di 30-40 ragazzi: dormitori, ampi soggiorni. Ci sono poi i locali riservati alla direzione, le cucine, campi da gioco e verde ovunque. In posizione dominante, la chiesa.
Il 3 novembre dello stesso anno è la volta del primo gruppo di collaboratori: due suore dell’ordine delle Orsoline di Somasca, e alcuni giovani volontari. Negli anni saranno seguiti da tantissimi altri pronti ad appoggiare l’impegno missionario dei sacerdoti. 11 Marzo 1968 Padre Giancarlo Pezzotta assume la direzione, aiutato da tre laici, dell’internato “Pedro Domingo Murillo”, in cui vivono circa 150 ragazzi e studiano oltre mille alunni.
Ai primi di febbraio del 1969 Don Berto Nicoli e Don Antonio Berta si recano a Cochabamba per cercare una casa per le suore Orsoline di Somasca. Qui incontrano il vicario generale della diocesi, Mons. Walter Rosales che gli parla dell’idea di aprire una città dei fanciulli sullo stile di quella di La Paz. Il 17 Febbraio Don Berta informa Don Bepo in Italia. “ Sono tornato ieri da Cochabamba dove sono stato tre giorni con Don Nicoli. Per interessamento di un parroco, un gruppo di contadini ci ha offerto 45 ettari di terreno. Non si spaventi, veramente un’estensione enorme, in una posizione la più panoramica della città, distante tre km dalla casa delle suore e un km dalla parrocchia di Condebamba nella zona del parco Tunari”.
Il 12 Aprile 1969 Don Bepo, all’età di 80 anni, parte per il suo secondo viaggio in Bolivia, dove visiterà i terreni riservati per la nuova costruzione della Casa del Fanciullo a Cochabamba e firmerà l’accordo per l’avvio dei lavori. Padre Antonio comincia i lavori a Cochabamba nel 1970.
A La Paz intanto arriva Padre Angelo Gelmi, come direttore della Città dei ragazzi, e con grande slancio la abbellisce di cortili e giardini, e costruisce la più bella casa famiglia, per 25 ragazzi, dedicandola a Don Bepo. In 14 mesi si costruisce la parte centrale della Ciudad a Cochabamba.
Il 19 Dicembre 1971 si inaugura ufficialmente la Ciudad de los Niňos di Cochabamba con l’ingresso dei primi 50 ragazzi provenienti dalla strada. Prima del 1974 si aggiungono altre tre case famiglia e una casa per le ragazze, le scuole elementari, una piscina, un campo sportivo, due campi di pallacanestro. Nel frattempo nel 1972 a La Paz è stata presa anche la direzione dell’istituto Mendez – Arco, un convitto maschile con scuole professionali che permette la continuazione degli studi ai ragazzi della Ciudad.
Sempre in quegli anni il Patronato assume il compromesso di un nuovo impegno, la gestione della Parrocchia di Sacaba. Era sempre stato un desiderio di Don Bepo che i suoi sacerdoti si dedicassero anche all’apostolato delle parrocchie.
Nel 1977 il campo d’azione del Patronato si amplia ulteriormente. Viene offerta a Padre Antonio una casa nei pressi della comunità San Rafael, appartenente al Comune di Villa Tunari, nella regione amazzonica di Cochabamba. La casa sarà adibita da subito ad accogliere bambini e ragazzi abbandonati provenienti dalle comunità interne della foresta, colpite sempre più dal problema della coltivazione della pianta di coca, originaria di quelle località, e dalla piaga del narcotraffico.
Negli anni ’80 a Cochabamba ci si impegna su altri due fronti. Da una parte il completamento del ciclo di studi con la costruzione dei capannoni e delle aule delle scuole superiori professionali. Dall’altra si procede all’acquisto di alcuni terreni agricoli poco distanti dalla città in cui nascerà la scuola agricola di Itapaya, che inizia a funzionare ufficialmente nel 1988.
Nel giugno del 1989 arriva in Bolivia Don Giuseppe Capelli, già direttore del Patronato dopo la morte di Don Bepo. Ha 72 anni quando arriva a Cochabamba e Padre Antonio gli affida proprio la guida della scuola agropecuaria di Itapaya. Dagli anni ’90 in poi, la Città dei ragazzi si sviluppa principalmente nell’area di Cochabamba.
Si adattano le strutture per accogliere un numero sempre crescente di ragazzi e ragazze, compresi piccoli e neonati.
Le scuole interne alla Missione ormai accolgono giornalmente più di un migliaio di studenti. Tanti volontari si succedono per accompagnare la missione di Padre Antonio, ormai anziano e fragile di salute. Il 22 Maggio del 2007, dopo l’ennesimo ricovero in ospedale, Don Antonio Berta, per tutti “ il “Papi”, l’angelo dei bambini”, all’età di 80 anni, si spegne.
Ha offerto la sua vita al servizio dei più piccoli e bisognosi lasciando un grande vuoto in tutte le persone che lo hanno conosciuto, ma anche una grande responsabilità: continuare quel grande progetto chiamato “ La città dei ragazzi” iniziato nel lontano 1966.