In Bolivia permangono ancora oggi parecchi riti di origine antichissima, precedenti l’arrivo del Cristianesimo, che si sono mantenuti vivi nel passare dei secoli. L’arrivo dei colonizzatori, la fine della cultura incaica, non ha fatto scomparire tali rituali, che si sono mantenuti adattandosi al nuovo contesto culturale in una sorta di sincretismo religioso che tuttora caratterizza il tessuto socio religioso boliviano.
Uno di questi riti è la K’oa, una sorta di rituale per ringraziare la Madre Terra per i beni ricevuti da lei durante l’anno.
La k’oa è uno dei rituali più presente nel Carnevale boliviano, che raggiunge il suo culmine il Martedì di “Ch’alla”, il giorno in cui la sua realizzazione permette alle persone di entrare in un rapporto di reciprocità con la natura e il soprannaturale, tipico della cultura andina.
A Cochabamba, come in gran parte della parte occidentale del paese, la k’oa del Martedì di Ch’alla è parte di una cerimonia complessa nella quale, con alcune varianti, si realizza un’offerta alla Pachamama (la Madre Terra) in segno di gratitudine per la vitalità della terra e per i beni acquisiti come case, automobili e terreni, accompagnato con l’aspersione di alcol, la decorazioni di persone e oggetti (come le piante e gli animali) con le serpentine di carnevale. Si preparano piatti speciali come il “puchero”, e si esplodono fuochi artificiali. In molti casi, l’offerta, che comprende cibo, bevande e feti di lama, è sepolta nel desiderio di rappresentare la consegna alla Madre Terra.
L’idea del rito è quella del ringraziamento. Non di chiede nulla alla Madre Terra, ma la si ringrazia per tutto ciò che si riceve, in un atteggiamento di reciprocità tipico della cultura andina.
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