Ed eccoci qua, finalmente alla Ciudad de los Niños. Tanto mi avevano raccontato di questo posto nel mondo, avendo diversi amici che hanno e fanno parte di questo progetto. Con l’opportunità di un tirocinio in Cile, non potevo perdermi l’occasione di fare un periodo di volontariato in questo posto così speciale, e unico, tanto il Cile e la Bolivia sono attaccati no? Insomma, non proprio.
Sono arrivato esattamente un pomeriggio del 2 ottobre, una giornata luminosa e calda. Vengo lasciato dal taxi proprio di fronte all’entrata. Io non sapevo esattamente se fosse il posto giusto, ma un bambino vedendomi con lo zainone, mi disse:” ma chi sei tu? Un nuovo volontario? Vieni che ti porto dal Padre!” Frastornato dal viaggio, o dall’altitudine, non avevo neanche avuto modo di rispondere, che già stavo andando di corsa con questo bambino che mi tirava per la mano, con un sorriso, e un sacco di domande.
Andando un po’ a tentativi, alla fine abbiamo trovato suor Donatella, e poi il Padre Gianluca.
Ci siamo diretti nella casa del giovane, il luogo in cui vive il Padre, e dove anch’io avrei avuto la mia stanza. Tra una fetta di formaggio, e un buon caffè, il Padre mi ha raccontato un po’ come è organizzata la città dei bambini.
La Ciudad de Los Niños, descritta in modo molto semplicistico, è un complesso residenziale recintato che ospita circa 140 bambini con alle spalle difficili storie. Essi sono divisi in 8 case nelle quali ci sono pressappoco 10 bambini per casa. All’interno della Ciudad hanno sede anche l’asilo nido, la scuola primaria e secondaria, di taglio tecnico. Falegnameria, informatica, elettrotecnica e meccanica.
Con Suor Donatella siamo andati a fare un giro nelle case, per salutare i bambini, e solitamente nel pomeriggio dopo la scuola si dedicano allo studio e ai compiti, e se prima erano silenziosi ed indaffarati, subito dopo sembrava di essere in un parco giochi, nella quale io, tra la curiosità e le risate, diventavo una bella altalena, o un albero su cui arrampicarsi.
Nelle case mi ha colpito tanto vedere questi bambini così ben educati con le varie mansioni domestiche ben divise a turni e rispettate. Camere sempre pulite e ben ordinate.
Le mie giornate erano scandagliate dal lavoro, aiutando il signor Carlos, nella falegnameria, oppure lavorare con il signor Gregorio nell’orto. Successivamente dal pranzo in casa sant’Antonio, con i bambini di ritorno da scuola, dalla messa anche se non era quotidiana, e infine dalla cena con Padre Gianluca.
Sono stati giorni semplici, pieni di gioia, giochi e risate.
È davvero difficile spiegare cosa si prova vivendo alla Ciudad, ma è davvero qualcosa di magico, bellissimo. Quello che mi porterò sempre nel cuore è l’estrema felicità dei bambini per le piccole cose. Ma anche la semplicità, e la trasparenza che fa troppa tenerezza. L’accoglienza, l’uguaglianza, ma soprattutto le tonnellate di amore che ti danno i bambini, senza secondi fini o senza motivazione.
Tutti quanti, dal padre, alle suore, agli educatori, agli insegnanti, i lavorati, i volontari, i bambini! Tutti i collaboratori diretti e indiretti di questa realtà, dovrebbero essere orgogliosi e felici di mantenere in vita questo luogo così unico e così ricco di profondi valori sociali, etici, religiosi senza tralasciare un autentico senso del dovere.
Grazie di cuore a tutti voi.
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