I vescovi boliviani, riuniti nella loro 103ª Assemblea ordinaria a Cochabamba, hanno diffuso ieri, a conclusione dei lavori, un messaggio finale nel quale trattano diversi temi di attualità ecclesiale e sociale. In particolare, dopo aver espresso la gioia per la Visita ad Limina che si terrà il prossimo settembre e vicinanza e solidarietà al popolo venezuelano, i vescovi denunciano il crescente clima di “violenza e insicurezza nelle città”. Tra i vari casi, vengono citate le “pandillas”, vere e proprie bande armate urbane diffuse in vari Paesi dell’America Latina, “i morti sulle strade, i femminicidi, la sofferenza di tante donne per gli aborti e altri fatti dolorosi. Non ci stanchiamo di annunciare con Cristo Risorto i valori del rispetto della vita e il senso di responsabilità che un’autentica convivenza umana chiede a ciascun cittadino”.
Nel messaggio si ribadisce ancora una volta la propria contrarietà e inquietudine per “l’avanzare della cultura di morte e dello scarto” che sta sotto alla legge di riforma del Codice penale, attualmente in discussione nel Parlamento plurinazionale. Riforma che prevede l’introduzione dell’aborto in diversi casi, compreso quello di povertà estrema della madre. Secondo i vescovi “il diritto alla vita è in linea con la nostra Costituzione, con i valori dei popoli indigeni e del Vangelo. Di fronte a coloro che non vogliono accettare una vita che inizia lo Stato può offrire la protezione di queste vite e un’altra famiglia”. Ancora, le imminenti elezioni giudiziarie sono “un’opportunità per riscattare l’amministrazione della giustizia nel paese. Il nostro popolo, stanco per un sistema corrotto, lo sta chiedendo”.
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