La giornata è iniziata con una “levataccia”: ore 4.30. Direzione Villa Bolivar, all’inizio del Tipnis, il territorio indigeno dichiarato parco nazionale dell’Amazzonia boliviana, tredici kilometri quadrati di foresta tropicale. Son sei ore e mezzo di viaggio, una piccola pausa per una colazione con zuppa di pesce e finalmente verso mezzogiorno arriviamo alla casa di M. e A.
I due fratellini vivono da alcuni mesi nella casa famiglia San Rafael, la unica delle dieci case della Ciudad de los Niños che si trova nella zona tropicale di Cochabamba.
In queste settimane invernali stanno trascorrendo alcuni giorni nella loro casa paterna con una zia, dal momento che entrambi i genitori sono morti. Il dirigente e i responsabili della comunità in cui vivevano per mesi si erano fatti carico della famiglia ma presto con i servizi sociali ritennero opportuno incontrare un luogo che li potesse accompagnare e offrire migliori condizioni.
Sorpresi della nostra visita, M. e A. ci hanno mostrato subito il loro piccolo mezzo di trasporto con cui da giorni si stanno muovendo, tra le piante, i sassi e i piccoli ruscelli che circondano la loro casa. Immediatamente ci offrono due mandarini e con la generosità percepiamo che sono contenti di stare nella loro piccola comunità. L’affetto della zia rafforza il vincolo con la loro famiglia di origine e li riporta alle radici della loro esistenza. Nuovamente percepiamo che, pur nelle ristrettezze economiche, è fondamentale nella vita di ogni bambino essere ricondotti alle sue radici generatrici: i buoni vincoli familiari, la natura, il calore e l’umidità della zona tropicale, l’acqua cristallina di un fiume, il profumo del legname di una casa, l’essenzialità dei loro giochi. Da queste radici cresceranno due alberi forti e robusti, espressione del desiderio autentico che l’Amazzonia come l’infanzia di molti piccoli siano sempre tutelate e protette.
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