Solo 170 Km separano la Ciudad de Los Niños di Cochabamba dalla casa San Rafael nella zona del Chapare, ma occorrono ben quattro ore di viaggio per raggiungerla, percorrendo la carretera I-4 in direzione est verso Santa Cruz e inseguendo a debita distanza i vecchi camion che arrancano lenti sulle ripide salite fino al passo a quota 3700m, dove spesso la nebbia limita la visibilità e la mancanza di strisce sull’asfalto non aiuta di certo gli autisti dei Trufi (pulmini) sempre con le guance gonfie di foglie di coca per tenersi svegli. I sussulti sulle strade dissestate e polverose, i sorpassi azzardati di vari automobilisti e il paesaggio in continuo cambiamento fanno restare sveglio anche me. Ora è tutto in discesa, con la vegetazione sempre più fitta e rigogliosa, i torrenti numerosi e i piccoli centri abitati con varie baracche di legno e lamiera coperte da teli sfilacciati e rattoppati adibite alla vendita di frutta fanno da contorno e delimitano la via. Siamo ormai nella foresta del Chapare. Si alza la sbarra a comando manuale del pedaggio e poco dopo, giunti a Paracty, lascio la strada principale e il Trufi che prosegue per Villa Tunari. Gli ultimi 5 Km li percorro con il moto taxi sulla strada acciottolata ma ben tenuta che si introduce sempre più nella selva, affiancata da case di legno e palafitte talvolta fatiscenti a testimoniare la presenza di maggiore povertà. I bambini giocano davanti alle proprie case comunque dotate di corrente elettrica e qualche uomo con machete taglia l’erba alta. Una pioggerella leggera mi accompagna nell’ultimo tratto con una temperatura decisamente piacevole. Una moneta al moto tassista ed eccomi di nuovo di fronte a casa San Rafael.

Casa San Rafael

Erano passati sei mesi, ma ci rimasi solo un giorno. Un posto che mi aveva particolarmente colpito; sarei dovuto tornare. Ad accogliermi doňa Neli, la responsabile. Ma, ma i bambini dove sono? Tutti al rio! Nel periodo estivo, da dicembre a gennaio, sono in vacanza scolastica e le varie case di Cochabamba vengono a turno nel Chapare per trascorrere qualche giorno in villeggiatura; andare al torrente a fare il bagno è sicuramente tra i passatempi preferiti. In questo momento è presente la casa Santa Lucia con Jacqueline e le bambine. Il tempo di riposarmi un poco ed al loro ritorno ecco un caloroso benvenuto con forti abbracci e saluti sorridenti con sorpresa nel rivedermi, prendo in braccio e sulle spalle le più piccole Lucia e Solange, mentre le altre continuano a guardare alla tv i più recenti cartoni animati, altro passatempo concesso nelle vacanze estive, solitamente la visione è limitata. Sono sorpreso anch’io nel vedere che mi hanno riconosciuto tutte, e le guardo divertito mentre incantate e divertite osservano la televisione in posizioni improbabili, sdraiate sul tappeto e sulle panche con i cuscini nella sala. E’ tempo di cenare; si spegne la tv, qualcuno prepara la tavola con le tovaglie di plastica ed ognuno in fila a prendere il proprio piatto nella cucina. Poi al comedor, la sala pranzo, la preghiera prima di cominciare ringraziando il Signore per il cibo ricevuto e pensando a chi invece non ha nulla da mangiare e poi in silenzio, tutti più o meno composti, si cena. Il piatto è la tipica zuppa con un pezzo di carne che si mangia la sera mentre a pranzo pollo, riso, patate e insalata con pomodori e cipolle è il piatto più classico. Al centro dell’ampia tavola una grande caraffa di refresco, bibita preparata con acqua e frutta, agevola la digestione. Aiuto le più piccole a versare nel bicchiere la bevanda dalla pesante brocca.

Terminata la cena ci si alza ringraziando i commensali che rispondono dicendo “Provecho!” e si porta il piatto in cucina, mettendo da parte qualche osso per Snoopy e Dina mentre Lilo, il mingherlino gattino, continua a miagolare e le galline sono già sparite. C’è chi è di turno per pulire la tavola, mettere in ordine sedie, pulire il pavimento, lavare ed asciugare i piatti, mentre gli altri corrono di nuovo alla tv o a giocare. Resto con loro e poi vado nel mio cuarto, la mia stanza, a spargermi di repellente anti zanzare. Già, le piccolissime zanzare invisibili che ti pungono ovunque. La notte passa quasi insonne: le piogge torrenziali impetuose di questo periodo, con lampi accecanti e tuoni fragorosi mi tengono sveglio. Salta la luce. Ho già un lavoro per l’indomani, oltre a riparare le zanzariere piene di buchi. Nel bagno manca luce ed acqua calda, così come al piano superiore dei ragazzi e della stanza della “encargada” doňa Neli. Comincio a fare un programma dei lavori di manutenzione da fare nei prossimi giorni organizzandomi con don Gregorio, l’addetto e autista della casa: cambiare rubinetti, aggiustare porte, ripristinare interruttori e luci nelle stanze, coprire scatole elettriche, sostituire cavi, riparare zanzariere, eliminare formicai e termitai, scavare una nuova fossa per i rifiuti, tagliare l’erba e disinfestare. Certo non sono in ferie! Devo dare massima disponibilità e contribuire a mantenere l’ambiente funzionante. Accompagno Neli a fare spesa nel “pueblo” di  shinahota, più economico di Villa Tunari. Il pullmino è particolare, con il cruscotto a destra, il volante a sinistra e con un cambio che mi fa un po’ dannare. Dovrò trovare il tempo per accompagnare i ragazzi nelle varie escursioni dei bellissimi parchi naturali della zona. Anzi, forse meglio dare precedenza a loro e visitare il bellissimo parque Machia, le cascate di Tres Arroyos, i torrenti vicino a Cipiriri e il parque de la Hormiga. Al parque Machia le scimmie libere incuriosite ed assetate, raggiugono i turisti per rubare loro acqua dalle bottiglie. I bambini un po’ impauriti e timorosi nell’accarezzarle, le osservano a distanza.

Nella fitta selva calda e umida non vedono l’ora di trovare rinfresco nel rio più vicino. Così riprendiamo il pullmino e ci dirigiamo al torrente, non prima di aver comprato ghiaccioli nella tranquilla piazza quadrata di Villa Tunari. I gelati e le bibite come la Coca Cola, sono altri piccoli permessi che normalmente non sono ammessi. Nemmeno il tempo di chiudere le porte che sono già tutti a bagnarsi e sguazzare nelle limpide e fresche acque che scorrono dalle piccole cascate. Le più piccole mi attendono per andare nei punti più profondi. Mi butto. Ancora vestito, come loro. Sembra un paradiso. I bambini si divertono a tuffarsi da piccole rocce ed io li accolgo a braccia aperte. Anche in tempo di vacanza però ognuno ha i suoi compiti ed al rientro a casa subito a lavarsi, a lavare i vestiti ed aiutare in cucina a preparare la cena. I bambini sanno bene che ad ogni disubbidienza la pena è il castigo, che in questo periodo soprattutto, non permette le uscite al rio e nessun altro luogo. Così qualcuno è costretto a restare a casa. C’è una buona disciplina e in genere i ragazzi sono ubbidienti.

Termina la vacanza per casa Santa Lucia, accompagno Jaqueline e i ragazzi alla fermata del pullman, ci rivedremo a Cochabamba. Ora comincerò a lavorare seriamente dando il mio contributo per migliorare la situazione della casa. Comincio con l’impianto elettrico, poi zanzariere e porte. Ai bambini do il compito di riverniciare la scritta di benvenuto nella casa. Sono rimasti pochi per il momento, si vive una bellissima atmosfera di famiglia e tutto è più tranquillo rispetto a Cochabamba, ma molto piacevole. Alla sera, dopo cena, ai bambini piace molto giocare a Monopoli ed io sto sempre con loro e mi diverto. Cerco di tenerli impegnati anche con esercizi di matematica, spagnolo e inglese, sebbene non ne vogliano sapere; ma le vacanze stanno per finire, tra poco ricomincia la scuola. Tra i vari compiti i bambini pensano a sistemare l’orto, dar da mangiare alle galline e agli altri animali, portare l’immondizia nella buca e fare le pulizie dei vetri e dei pavimenti del salone. Il rapporto con i bambini continua a migliorare, si parla del futuro, di bambini trasferiti a Cochabamba e di altri che arriveranno a casa San Rafael, a come sistemarli nelle varie stanze. Mi piace pensare ad una casa migliore però: con più vestiti per i bambini e letti più comodi. Non vivono male ma si vuole sempre migliorare. La mia permanenza nel Chapare sta per terminare, un esperienza bellissima. Penso di aver dato un buon contributo lavorando e dando disponibilità tutte le volte che veniva richiesto il mio aiuto, offrendo le mie conoscenze ed idee. Soprattutto ho però avuto in cambio tante dimostrazioni di affetto e di amore da parte dei bambini, generosità e altruismo, talvolta oltre le mie aspettative. Si entra da subito in grande sintonia e ci si sente parte di un progetto importante e di una grande famiglia in poco tempo. Non smetterò mai di ringraziarli. Lasciare i bambini, Padre Gianluca, le responsabili ed i collaboratori una seconda volta è quasi più difficile della prima.

Tornerò!

Lorenzo Pasini