Quest’estate, (il 19 luglio), un gruppo di dodici persone, tra cui una simpatica mascotte settantenne, sono partiti per un mese alla volta della Bolivia per osservare, ascoltare, e conoscere una nuova realtà attraverso incontri e strutture come la Ciudad de los niños.
Questo viaggio è stato possibile grazie al Patronato San Vincenzo che ha voluto fortemente questa esperienza.
Abbiamo chiesto al gruppo di raccontarci questa esperienza ed ecco il loro racconto!
Quando siamo partiti, ognuno di noi, portava con sé le proprie paure, le proprie aspettative, le proprie emozioni difficili da descrivere in quel momento.
Compito ancora più difficile è riportarvi i racconti carichi di emozioni, le storie e le speranze dei volti incontrati lungo il nostro cammino…
Il nostro viaggio ha inizio a Cochabamba nella “Ciudad de los niños”, la città dei ragazzi nata grazie all’impegno ed alla grande sensibilità di Don Bepo dopo aver ascoltato le toccanti parole con cui don Berto Nicoli raccontava il disagio e la povertà dei ragazzi boliviani: di fronte a questa testimonianza decise di partire per la Bolivia. Dopo una serie di rientri ed incontri chiese a Padre Berta se voleva partire per la Bolivia per dar vita alla “Città dei ragazzi” e come risposta ricevette un “si”. Fu così che cominciò la costruzione di questo grande progetto prima a La Paz e successivamente, grazie ad una donazione di un vastissimo pezzo di terra da parte di alcuni contadini a Cochabamba.
“Ho visto per le strade frotte di bambini, mucchi di ubriachi, tanta miseria. Bisogna andare giù, perché voglio tanto bene a quella gente”
Don Bepo
Oggi il responsabile della Ciudad è Padre Gianluca, una persona unica e speciale che svolge il proprio ruolo di guida…di “ Padre” con impegno ed amore; diffondendo messaggi di novità carichi di speranza ed una luce capace di illuminare i volti dei suoi ragazzi.
Durante la nostra permanenza alla Ciudad – ospita 135 bambini suddivisi in nove case sotto la guida di un educatore – abbiamo imparato molto dai bambini accolti…abbiamo imparato che per una volta non siamo noi a dover insegnare qualcosa a loro, ma sono i bambini stessi ad essere nostri maestri…Maestri di educazione e di semplicità.
Nonostante la piccola età hanno la capacità di renderci partecipi della loro vita, senza pregiudizi e con la loro semplicità “bambina” sono riusciti a metterci a nostro agio come se ci prendessero per mano e ci accompagnassero attraverso il loro mondo.
Lungo il nostro cammino siano entrati in contatto con varie realtà: tra le prime c’è Anzaldo, dove abbiamo incontrato il dottor Gamba che ogni giorno dirige con passione l’ospedale che accoglie i campesinos bisognosi di cure. Le persone del posto per curare il figlio malato, spesso, affrontano giorni di cammino in qualsiasi condizione atmosferica dormendo in posti di fortuna oppure semplicemente dormendo all’aperto. Sono situazioni che ci hanno lasciato senza parole…
Gli incontri sono proseguiti a Potosì dove suor Giusi, con la sua energia ed il suo entusiasmo, tiene laboratori di sartoria per le donne oltre ad essere sempre disponibile in casi di necessità di qualche persona che bussa alla sua porta.
Sempre a Potosì abbiamo avuto la possibilità di conoscere da vicino il mondo dei minatori, attraverso un’esperienza unica particolare: l’ingresso in una miniera situata nel Cerro Rico (Monte Ricco, così chiamato per l’inaudita ricchezza di minerali).
L’esperienza è stata molto forte in quanto abbiamo visto, toccato con mano l’ambiente ostile e le durissime condizioni in cui lavorano tutt’oggi circa quindicimila minatori.
Dopo Potosì siamo arrivati nel Chapare, “alle porte della Foresta Amazzonica” . Qui siamo stati ospiti della seconda Ciudad gestita sempre dal Patronato. Qui trovano accoglienza una decina di bambini con età diverse e con un’educatrice che si prende cura di loro.
A Villa Tunari, un paese sempre situato nel Chapare, abbiamo avuto la fortuna di incontrare Elisabetta, una volontaria laica che collabora con Padre Sperandio nelle attività quotidiane e in progetti volti a sottrarre i giovani dai traffici illegali di cocaina, proponendo loro un’istruzione scolastica adeguata prima e un lavoro indipendente e sicuro poi.
Tra un viaggio e l’altro tornavamo a Cochabamba in mezzo alla semplicità dei bambini e durante questi soggiorni alla Ciudad abbiamo svolto varie esperienze che andavano dal sistemare i giardini (come quello di Casa Gelmi), a quello in un centro per assistere bimbi disabili – aperto solo fino alle tredici, per permettere ai genitori di andare al lavoro tranquilli – sorprendenti per la loro capacità di accoglierti con le loro fragilità e delicatezza.
Altra esperienza molto forte vissuta da qualcuno di noi è stata la visita al Salomonkley, una struttura volta all’accoglienza di minori in età anche molto tenera – persino neonati- trovati in stato di completo abbandono. 900 biberon al giorno, lavatrici capaci di soddisfare, grazie alla loro grandezza, il fabbisogno di un numero esorbitante di bambini…si tratta di numeri e fatti concreti capaci solo in parte di rendere l’idea della vita quotidiana che scorre, ogni giorno senza sosta, tra quelle mura, quei bambini, quelle educatrici assieme all’infaticabile direttrice Emma.
Che dire…è stata un’esperienza bella ed allo stesso tempo forte per ciò che abbiamo visto, sentito ed ascoltato, ma che ci ha lasciato una ricchezza umana unica…Non possiamo fare altro che ringraziare tutte le persone incontrate per il tempo donatoci per raccontare le varie realtà boliviane, per averci ospitato con gioia ed entusiasmo…e un grosso grazie al cuore pulsante di questa bellissima esperienza…i bambini delle Ciudad! Grazie di cuore e chissà…a presto!
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