La Bolivia è un paese con una grandissima diversità culturale e linguistica al suo interno, frutto di una mescolanza di popoli e tradizioni che ha caratterizzato quel territorio nei secoli passati.
Una statistica del 2012 sull’identità indigena della popolazione, ha rivelato che il 40% delle persone si sente di appartenere, o di avere almeno radici familiari, ad una delle 36 culture ufficiali riconosciute dalla costituzione
Le lingue più parlate dopo la spagnolo, denominato in Bolivia, “castellano”, sono il quechua, l’aimara e il guarani.
Altre lingue sono parlate da una minoranza della popolazione e sono a rischio di estinzione.
Il guarasug’we e puquina, due delle 36 lingue indigene della Bolivia riconosciuti dall’attuale Costituzione dello Stato (CPE), sono ormai estinte, secondo una recente ricerca condotta dal Ministero della Pubblica Istruzione, l’Università Pedagogica e lo Studio Plurinazionale di lingue e culture. Le restanti sono in forte pericolo.
Puquina è considerata come la lingua madre degli aymara, quechua e Chipaya, ed i suoi abitanti vivevano negli altopiani di La Paz, Oruro e Potosi.
Il guarasu’we abitavano nel dipartimento di Santa Cruz, nel bel mezzo di Ayoreos e Guarayos.
L’inchiesta ha inoltre concluso che le altre 34 lingue sono in uno stato di vulnerabilità.
Secondo la Costituzione in vigore dal 2009, le altre lingue ufficiali oltre castigliano sono: Aymara, Araona, Baure, Bésiro, Canichana, Cavineño, Cayubaba, Chácobo, sciamano, che Ejja, Guarani, Guarayu, ITONAMA, LECO, Machineri, Maropa , Mojeño-Trinidad, Mojeño-ignaziana, Moré, Mosetén, Movima, pacawara, puquina, Quechua, Siriono, Tacana, tapiete, Toromona, uru-Chipaya, Weenhayek, Yaminawa, Yuki, Yuracaré e Zamuco.