All’inizio della storia della Comunità c’è un incontro di don Bepo con don Luigi Ciotti. Era il 1974. A settembre durante la festa degli ex-allievi, don Bepo parla del problema dei tossicodipendenti e dice a loro riguardo “non si può guardare e passare oltre”. Don Pennati comincia a impegnarsi. Nel mese di ottobre vengono organizzate due conferenze pubbliche, tenutesi alla Casa del Giovane, sul problema della droga. Don Bepo era presente ad entrambe. Verso la metà del 1975 viene aperto un Punto di Ascolto in via Ruggeri da Stabello. Si sta creando un gruppo di amici che vuole impegnarsi nella comunità che nascerà. Don Pennati lascia gradualmente il suo incarico al Patronato, sostituito da don Tomaso. Verso la fine del 1977 si trova, attraverso la Parrocchia di Redona, la cascina che poi diventerà sede della comunità dell’Agro. Don Roberto è ricevuto in udienza dal vescovo di Bergamo Mons. Gaddi, che si dimostra contento di quanto si sta iniziando. Nel mese di marzo 1978 partono i lavori di ristrutturazione; l’anno dopo don Roberto si stabilisce in comunità con alcuni amici che da anni si erano preparati a questa scelta. Dagli inizi la comunità si è avvalsa del lavoro prezioso di numerosi obiettori di coscienza che qui hanno svolto il servizio civile. Lo scopo della Comunità era quello di aiutare gli ospiti a vivere un percorso di crescita personale e così raggiungere una autonomia nella vita, senza dover ricorrere ancora alla droga. Ognuno è occupato in una serie di lavori agricoli e domestici. L’impegno principale è la coltivazione di una grande ortaglia; inoltre vengono allevati animali come in una fattoria. Tutti gli ospiti e gli operatori sono impegnati anche nella gestione della casa, secondo turni decisi nella riunione settimanale. La comunità nella sua storia non ha mai ospitato più di otto persone alla volta. Gli ospiti si fermano in media circa due anni. Per il tempo libero si cerca di offrire a tutti una serie di opportunità: escursioni in montagna, partite di calcio o di pallavolo con gli amici. Verso la metà degli anni ’80 si ospitano anche persone sieropositive. La struttura non era per malati di Aids, se però le persone accolte si aggravavano la comunità continuava ad assisterle anche nella malattia. Abbiamo accompagnato alcuni amici fino alla morte. La storia della comunità ricorda anche tanti matrimoni e battesimi. La comunità dell’Agro ha sempre avuto e ricercato un rapporto con le realtà del territorio di Bergamo: Sert ed enti pubblici, ma anche con la Caritas e le altre comunità di accoglienza. In tutti questi anni don Pennati ha sempre partecipato alla vita del Patronato.

Nella primavera del 1996, quanto don Serafino Minelli diviene Superiore del Patronato, don Pennati è nominato vicesuperiore. A fine anno, don Roberto scopre di avere la Sla, una grave malattia. Per questo nel 1999, con amarezza, si decide di non accogliere nuovi ospiti, pur continuando a seguire chi è già in comunità. Nel 2001 la comunità chiude la propria attività di accoglienza. Nel frattempo ci si organizza perché la Comunità diventi la casa in cui don Roberto possa continuare a vivere. Questa casa è ancora luogo di incontro per i tanti amici e don Roberto continua a lavorare non solo per il Patronato ma anche per altre iniziative pastorali, fintanto che il suo stato di salute glielo permetterà. Attualmente gli adolescenti seguiti dal Centro Meta del Patronato utilizzano parte della terra della Comunità Agro di Sopra per coltivare frutta e ortaggi.

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