Quarta settimana di Pasqua
Proverbio del Giorno
Quando il pastore è cieco il gregge si disperde. (Isaac B. Singer, Gimpel l’idiota, 1957)
Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera colletta)
O Dio, nostro Padre, che nel tuo Figlio ci hai riaperto la porta della salvezza, infondi in noi la sapienza dello Spirito, perché fra le insidie del mondo sappiamo riconoscere la voce di Cristo, buon pastore, che ci dona l’abbondanza della vita. Egli è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen
Parola di Dio del Giorno (Giovanni 10,1-10)
Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
La riflessione del giorno (Commento al Vangelo)
Gesù è il vero pastore: sotto questa allegoria, Giovanni ci rivela il mistero della persona di Cristo: egli è «la porta» che fa entrare in comunione col Padre. Nel battesimo siamo salvati dal nostro pastore, siamo tornati a lui e nell’assemblea eucaristica siamo invitati a convertirci a lui con maggiore profondità e fedeltà; ascoltando la Parola noi riconosciamo la sua voce e, nella fede, siamo illuminati sul mistero del suo sacrificio che riunisce le «pecore erranti». Nella preghiera eucaristica rendiamo grazie al Padre per la sua morte-risurrezione, mentre diventiamo, in lui, «un solo corpo e un solo spirito» per formare il gregge dei salvati. Nella comunione riceviamo «l’abbondanza della vita», il corpo e sangue di Cristo che si è fatto cibo per noi. E cantiamo: «Il mio calice trabocca», mentre la fede ci dà la certezza che berremo con lui il calice nel Regno del Padre. Ma la celebrazione è anche impegno di conversione continua: anche noi come il nostro Pastore dobbiamo andare in cerca delle pecore smarrite (poveri, piccoli, infermi, increduli…), perché tutti riconoscano e seguano colui che è «la porta» che introduce a salvezza e vita.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché la santità continui a fiorire nella nostra terra.
Don’t Forget… ALBERTO DA VILLA D’OGNA.
Nacque intorno al 1214 a Villa d’Ogna da famiglia contadina. Pio e laborioso, si sposò senza tralasciare le opere di pietà e carità. La sua illimitata generosità verso i poveri rese dura la convivenza con la moglie. L’ostilità dei compaesani lo costrinse ad allontanarsi dal paese natio e a riparare a Cremona. Qui entrò nel Terz’Ordine secolare e spese la vita in opere di pietà e carità
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