mercoledì 1 maggio ’19

    2a Settimana di Pasqua

     

     

    Proverbio del giorno (Jonathan Haidt)

    L’amore e il lavoro sono per le persone ciò che l’acqua e il sole sono per le piante.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore…

     

    Giuseppe Lavoratore

    Pio XII (1955) istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa del 1° maggio. Oggi nel mondo si riconosce la dignità del lavoro come perfezionamento e dovere dell’uomo, esercizio del dominio dell’uomo sul creato, come servizio della comunità e prolungamento dell’opera del Creatore e infine come contributo al piano della salvezza. Oggi si ricorda anche S. Riccardo Pampuri, religioso e medico lombardo.

     

    La Parola di Dio del giorno (Giovanni 3,16-21)

    Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Frasi sul lavoro)

    “E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà. Coloro che non sanno, imparino, non per la cupidigia di ricevere la ricompensa del lavoro, ma per dare l’esempio e tener lontano l’ozio“. (San Francesco d’Assisi). “Le tre regole di lavoro: 1. Esci dalla confusione, trova semplicità. 2. Dalla discordia, trova armonia. 3. Nel pieno delle difficoltà risiede l’occasione favorevole”. (Albert Einstein). Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini per raccogliere la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito. (Antoine de Saint-Exupèry) Chiesero un giorno a Sigmund Freud di sintetizzare la sua “ricetta” per difendere l’uomo dai mali oscuri che affiorano dal profondo. “Lieben und arbeiten”, “amare e lavorare” fu la risposta del fondatore della psicoanalisi. È, guarda caso, la stessa formula proposta all’uomo dal Nuovo Testamento, che pone al centro del suo messaggio amore e lavoro. (Vittorio Messori). “Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno”. (Voltaire)

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti i lavoratori, per i disoccupati e per i giovani in cerca di prima occupazione.

     

    Don’t forget!

    La festa de 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. A lanciare l’idea è la 2.a Internazionale, riunita in quei giorni nella capitale francese: “Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”. La scelta della data cade sul 1 maggio: tre anni prima infatti, il 1 maggio 186, una grande manifestazione operaia svoltasi a Chicago, era stata repressa nel sangue. Il ricordo dei “martiri di Chicago” era diventato simbolo di lotta per le otto ore e riviveva nella giornata ad essa dedicata: il 1 Maggio.

     

    LE 7 PIÙ BELLE IMMAGINI DELLA RISURREZIONE NELLA STORIA DELL’ARTE

    7.a) EUGÈNE BURNAND: PIETRO E GIOVANNI CORRONO AL SEPOLCRO

    L’ultimo dei 7 quadri della serie della risurrezione è anomalo, perché è l’unico dove Gesù non appare: sono infatti rappresentati Giovanni, il giovane vestito di bianco e Pietro, il più anziano, che corrono al sepolcro dopo aver ricevuto da Maria la notizia della tomba aperta e del corpo sparito.

    EUGÈNE BURNAND: PIETRO E GIOVANNI CORRONO AL SEPOLCRO1898 – olio su tela – 83 cm x 135.5 cm – Musée d’Orsay – Parigi

    Il titolo infatti del quadro è “I discepoli Giovanni e Pietro corrono al sepolcro il mattino della Resurrezione”: la corsa e il mattino sono infatti elementi cruciali. «Mi alzo all’alba per studiare nel brillio dell’occhio del mio modello il riflesso ardente del sole che spunta all’orizzonte», scrive il pittore in una lettera all’amico Paul Robert. Poi spiega che nella “condensazione luminosa” convergono il senso teologico, il realismo atmosferico e il rispetto cronologico del momento in cui quel fatto era accaduto. La luce del sole nascente in effetti brilla, in particolare nella pupilla sgranata di Pietro: ed è uno dei dettagli più belli dell’opera.  Poi c’è la corsa: i due stanno correndo, come suggerisce sia il loro inclinarsi in avanti, sia l’aria che sembrano solcare e che scompiglia i loro capelli. Si lasciano alle spalle, lontane e piccole all’orizzonte, le tre croci, per andare ad abbracciare quella speranza inattesa. Sono ancora increduli, pieni di uno stupore al limite dello sconcerto (il che rende lo stupore ancora più verosimile). Sono un giovane e un uomo che Burnand ha cercato di rispettare anche nell’identità antropologica di palestinesi di quel preciso momento della storia. Persone semplici (guardate le mani di Pietro), i cui volti sono definiti da ciò che stanno guardando. Del resto la bellezza stessa di questo quadro non è data dall’abilità di chi lo ha dipinto, ma piuttosto dal suo seguire, in quell’attimo, la corsa dei due discepoli.

     

     

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