sabato 25 maggio ’19

    5a Settimana di Pasqua

     

     

    nell’immagine un dipinto di Tamara de Lempicka

     

     

    Proverbio del giorno

    «Se amando gli altri non sei riamato, rifletti se sei davvero benevolo (Cina)»

     

    Preghiera del giorno

    “Signore Gesù, tu che ci hai lasciati promettendoci che la nostra tristezza sarebbe diventata gioia dopo che te ne saresti andato, mantieni la tua promessa e mandaci il tuo Spirito Paràclito, perché trasformi la nostra vita con la sua presenza e perché la tua verità si manifesti in noi e nel mondo con tutta la sua forza. Amen”

    S. Beda venerabile

    Dedicò la vita a preghiera, studio e insegnamento: della sua produzione restano opere esegetiche, ascetiche, scientifiche, storiche. L’Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum è un monumento letterario da cui emerge l’universalità della Chiesa. Studioso di tempra e gran lavoratore lasciò nei suoi scritti l’impronta dello spirito umile e sincero, saggezza e discernimento.

     

    Parola di Dio del giorno (Giovanni 15,18-21)

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Per non dimenticare)

    Estratti di un articolo di «La Repubblica» il 28-8-2009 dalla giornalista Giulia Vola, che ha incontrato alcuni discendenti dei nostri emigrati, a Buenos Aires: “Buttarono nell’oceano donne, un bambino e molti vecchi, in tutto quasi 20 persone. Così raccontava mio padre”. Maria Dominga Ferrero vive a Cordoba, in Argentina, nella casa che suo padre comprò quando, nel 1888, arrivò alla “Merica”, a bordo del Matteo Bruzzo (si diceva “Merica” allora, nel linguaggio dei nostri migranti).  “La solfa era la stessa. La differenza era che se sopportavi il male potevi fare suerte, fortuna. Non come capita agli immigrati che oggi vanno in Italia”. Felicia Cardano è molto anziana, ma ricorda bene i racconti di famiglia: “Mio padre arrivò a Buenos Aires nel 1889 a bordo del Frisca. Durante il viaggio morirono il suo migliore amico e 30 persone. Lo misero all’Hotel della Rotonda, enorme baraccone di legno, dove si stava stipati come sardine insieme ai pidocchi e alla puzza. Si poteva rimanere al massimo 5 giorni, il tempo di trovare un lavoro in città o nei campi”. I profughi di oggi scappano dalle guerre moderne, dalla miseria d’Africa, Asia ed Est europeo. Noi fuggivamo dalla Grande Guerra. Racconta Margherita Lombardi, nipote di Clelia scappata da Alessandria: “Mia zia perse un figlio in battaglia nel 1916 e un altro nel viaggio sull’oceano. Si salvò solo lei”. Come dicevano con terrore le madri: “Meglio un figlio lontano ma vivo, che vicino ma sotto terra “.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per gli ospiti africani di Patronato, Caritas e Ruah e per chi si prende cura di loro.

     


    Don’t Forget! GIORNATA DELL’AFRICA – FOTO DELLA SETTIMANA:
    100 FOTOGRAFIE CHE HAN CAMBIATO LA STORIA

    LA PRIMA FERROVIA TRANSCONTINENTALE FOTOGRAFIA DI ANDREW J. RUSSEL 10 MAGGIO 1969 PROMONTORY – UTAH – STATI UNITI

    LA PRIMA FERROVIA TRANSCONTINENTALE FOTOGRAFIA DI ANDREW J. RUSSEL 10 MAGGIO 1969 PROMONTORY – UTAH – STATI UNITI

    L’Est e l’Ovest si stringono la mano alla fine della posa dei binari della ferroviaria. Il 10 maggio 1869 autorità, reporter e una folla numerosa erano in attesa a Promontory (Utah USA) dello storico incontro fra la locomotiva Jupiter della Central Pacific e la 119 della Union Pacific che completava la prima ferrovia transcontinentale. I macchinisti accostarono le locomotive, ruppero la bottiglia di champagne e piantarono il golden spike, il chiodo dorato per saldare simbolicamente le rotaie delle due ferrovie. Tra i lavoratori c’erano molti immigrati irlandesi, tedeschi e italiani, ma soprattutto moltissimi cinesi

     

     

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