mercoledì 30 settembre ’20

     

     

    nell’immagine un dipinto di  Edward Henry Potthast     

     

     

    XXVIA Settimana t. ordinario

     

    Proverbio del Giorno (Bibbia)

    Iniziare un litigio è come aprire una diga, prima che la lite si esasperi, troncala

     

    Iniziamo la Giornata pregando

    O Gesù, che niente valga a staccarmi da Te, né la vita, né la morte. Seguendoti in vita, legato a Te appassionato, mi sia dato spirare con te sul Calvario, per ascendere a Te nella gloria; seguire Te nelle tribolazioni e persecuzioni, per essere fatto degno un giorno, di venirti ad amare alla svelata gloria nel Cielo, per cantarti l’inno del ringraziamento per tanto tuo patire. Amen.

     

    GIROLAMO Sacerdote e dottore della Chiesa

    Fece studi enciclopedici ma, portato all’ ascetismo, si ritirò nel deserto, vivendo in penitenza. Da prete, iniziò un’intensa attività letteraria. Collaborò con papa Damaso e, alla sua morte, tornò a Gerusalemme dove partecipò a numerose controversie per la fede, fondando il monastero in cui morì. Di carattere focoso provocò consensi o polemiche, fustigando vizi e ipocrisie. Scrittore infaticabile, grande erudito e ottimo traduttore, a lui si deve la Volgata in latino della Bibbia, a cui aggiunse commenti, ancora oggi importanti

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Lc 9,57-62)

    Un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Mattutino di Mons. Ravasi)

    Un vecchio ebreo, giunto a tarda età con la mente e la vista appannate, non riusciva più a leggere il suo libro di preghiere e la memoria, dopo aver iniziato anche l’orazione più comune, latitava e si confondeva. Allora decise di fare così: «Reciterò ogni giorno al mattino e alla sera l’alfabeto ebraico per cinque volte e tu, Signore, che conosci tutte le preghiere, metterai insieme le lettere perché compongano le orazioni che non so più ricordare e dire». Se pensiamo alla potenza dei segni dell’alfabeto, dobbiamo restare incantati. Con essi si sono intessuti i più dolci colloqui d’amore, i canti più armoniosi, le invocazioni più drammatiche di salvezza, i racconti più affascinanti, le memorie decisive della storia di una persona e di un popolo e si potrebbe proseguire a lungo in questo catalogo di meraviglie create attraverso gli alfabeti umani, non sempre scritti (si pensi a quelli gestuali di certe culture o dei sordomuti). Eppure, a causa di quelle stesse lettere sono scoppiate guerre, si sono alimentati odi tra fratelli, si è prodotta una valanga di pornografia, si sono ingannate tante menti con false ideologie e così via, in un altrettanto sterminato catalogo di orrori verbali e grafici. È bella, allora, la scelta di quel vecchio ebreo che fa salire al cielo il minimo che ancora conosce e lo mette nelle mani e sulle labbra di Dio perché possa ricreare la più meravigliosa di tutte le preghiere. È, questa, la potenza della semplicità di cuore che Dio ama con tenerezza più dell’eloquenza dei dotti.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché l’epidemia di covid cessi di seminare morte e paura nel mondo.

     

    Don’t forget!

    Protagonisti della Carità

    Albert Schweitzer

    (1875-1965)

     

    Nato il 14-01-1875 a Kaysersberg, Alsazia, Albert Schweitzer (1875-1965) frequenta l’università di Strasburgo, per laurearsi in filosofia nel 1899 e assumere nel 1902 la libera docenza in Teologia. Nel 1911 si laurea anche in medicina e a Parigi si specializza in malattie tropicali. Ordinato curato della chiesa di S. Nicola a Strasburgo nel 1900, l’anno seguente diviene direttore dell’Istituto teologico. Famoso nel mondo musicale come organista di talento, il suo lavoro più noto è “J.S. Bach, il musicista poeta”. Lo studio della musica impegna non poco Albert Schweitzer, spinto da un’anima musicalmente sensibilissima. Dall’amore per l’organo sgorga, quasi per meccanica conseguenza, la venerazione per Bach. Il compositore della “Passione secondo San Matteo” fu uno dei “maestri”, uno dei fari della sua vita: “Ancora ragazzo seguivo con profonda emozione quei misteriosi suoni che si perdevano nella penombra della chiesa…”. Dopo aver trattato la storia della musica del sommo compositore e degli autori che lo hanno preceduto, ne analizza le principali opere come i Mottetti, gli Oratori, le Messe, le Cantate, le Passioni e gli studi per clavicembalo e organo. L’opera di Schweitzer verrà accolta dagli studiosi come un lavoro classico, indispensabile per la conoscenza del musicista di Eisenach. Il lavoro di teologo invece trova espressione nell’opera “Da Reimarus a Wrede” (1906), in cui interpreta la vita di Gesù alla luce del pensiero escatologico di Cristo. Dopo la laurea in medicina e chirurgia si trasferisce a Lambaréné, nell’Africa equatoriale francese (oggi Gabon), come medico missionario, costruendovi un ospedale con le sue sole forze. In piena Prima Guerra Mondiale, data la sua nazionalità tedesca, è tenuto prigioniero in Francia tra il 1917 e il 1918. In questo periodo scrive una storia della civiltà in chiave filosofica, poi pubblicata nei due volumi “Filosofia della civiltà”, dove afferma che la decadenza della civiltà moderna è dovuta alla mancanza di un’etica dell’amore, e suggerisce una filosofia fondata su ciò che egli definisce “rispetto per la vita”, concetto che a suo parere andrebbe esteso a qualunque forma vivente. Rimasto in Europa fino al 1924, torna successivamente in Africa dove, superando ogni ostacolo, ricostruisce il suo ospedale, attrezzandolo ancora una volta in modo tale da poter assistere migliaia di indigeni. Nel frattempo, torna saltuariamente in Europa per cicli di conferenze e concerti d’organo. Schweitzer è uomo di un rigore estremo: nei villaggi da lui gestiti regna la disciplina e una severità necessaria per scoraggiare quanti chiedono di prestare la loro opera al suo fianco senza possedere le doti morali e psicologiche adatte. Nel 1952 per il suo operato africano gli viene assegnato il premio Nobel per la pace. Con il denaro del premio, porta a termine il villaggio dei lebbrosi, che viene inaugurato nel 1954 con il nome di “Village de la lumière” (Villaggio della luce). Albert Schweitzer si spegne il 4 settembre 1965 nel “suo villaggio” africano; viene poi sepolto accanto alla moglie (morta nel 1957 a Zurigo).

     

     

     

     

     

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com