Il missionario non vuole fare gaffe

    La vita dura del ministero missionario l’aveva reso refrattario a certe “buone maniere” del nostro mondo: non era maleducato, tutt’altro! Era una persona amabilissima, ma che andava per le spicce e non capiva tante formalità. Quando alcune personalità l’invitarono a una cena in cui sarebbe stato uno dei premiati per il suo impegno in ambito socio-caritativo, si presentò con un abbigliamento così trasandato, che l’incaricato di controllare gli inviti, gli fece scivolare in mano due spiccioli e lo mise alla porta. Chiarito l’equivoco, non mostrò imbarazzo a muoversi in quel mondo e immediatamente prese posto a tavola “perché -aveva spiegato ai presenti- quando ho fame, io devo mangiare! Il mio stomaco e la mia testa infatti sono così strettamente collegati, che se l’uno è vuoto, l’altra va in tilt”. Con imbarazzo gli segnalarono che i posti erano riservati e che il suo era a capotavola, tra il presidente e Monsignore. Quando tutti si sedettero, si chiarì ai presenti che lo scopo della cena era di raccogliere fondi a favore delle persone a cui andava il riconoscimento. Poi si servì l’antipasto: il cameriere col vassoio degli affettati si fermò davanti al missionario che rimase impassibile. “Padre, si serva pure” gli fece premuroso il Presidente. Al che lui rispose: “Può indicarmi che fette di salame devo prendere? Sa, non vorrei fare un’altra gaffe…”.

    – don Davide –

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