mercoledì 25 novembre ’20

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Andersen Brendekilde

     

    XXXIVa Settimana tempo Ordinario

     

    Proverbio del giorno

    La morte è il sonno dei buoni, il terrore dei ricchi, Il ricovero dei poveri e la consolazione dei tribolati.

     

    Iniziamo la Giornata – pregando Rudolf Steiner

    Spirito di Dio riempimi; riempimi nella mia anima; alla mia anima dona forza e coraggio; forza e coraggio anche al mio cuore; al mio cuore che ti cerca; ti cerca con profondo anelito; profondo anelito verso la salute; verso la salute e la forza del coraggio; forza del coraggio che scorre nelle mie membra, scorre come nobile dono di Dio; dono di Dio da te o Spirito di Dio. Spirito di Dio riempimi. Amen

     

    CATERINA D’ALESSANDRIA MARTIRE

    una delle sante più raffigurate nella storia della pittura sacra è patrona dei teologi. E’ rappresentata con la corona e vestita di abiti regali per sottolineare l’origine principesca. La palma indica il martirio. Il libro ricorda la funzione di protettrice degli studi e delle categorie sociali dedite all’insegnamento (insegnanti e Ordini religiosi come i Domenicani e gli Agostiniani). Infine la spada, l’arma che le tolse la vita, e la ruota dentata, strumento del martirio che lega la santa alle categorie di arti e mestieri che hanno a che fare con la ruota.

     

    La Parola di Dio Luca 21,12-19.

    Gesù disse ai discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».».

     

    Riflessione per il giorno

    Comunità di Romena (Arezzo) Icona – simbolo: Gesù ha gli occhi chiusi: non ti giudica, ma le orecchie aperte. Ti ascolta!

    Un giovane chiede a un anziano: “Si ricorda di me?”. “No” gli fa lui. Il giovane gli dice che è stato il suo studente. E il professore: “E che lavoro fai adesso?”. Il giovane risponde: “L’insegnante”. “Che bello! Come me?” gli fa l’anziano. “In realtà sono diventato insegnante perché volevo essere come lei”. Incuriosito l’anziano chiede al giovane di raccontargli come e lui: “Un giorno, un mio amico pure studente, è venuto a scuola con un orologio nuovo e io gliel’ho rubato. L’amico si è lamentato con l’insegnante che era lei. E lei ha detto alla classe: “L’orologio del vostro compagno è stato rubato durante la lezione di oggi. Chi l’ha rubato, per favore, lo restituisca”. Ma io non volevo farlo. Allora lei ha chiuso la porta e ci ha detto che avrebbe controllato le nostre tasche una per una. Ma, prima, ci ha fatto chiudere gli occhi. Poi ha cercato tasca per tasca e, arrivato a me, ha trovato l’orologio e l’ha preso. Ha proseguito la ricerca e, una volta terminato, ci ha detto: “Potete riaprire gli occhi, perché ho trovato l’orologio”. Non mi ha mai detto niente. Non ha mai fatto il nome di chi aveva rubato. Quel giorno, lei ha salvato la mia dignità. E’ stato il giorno più vergognoso della mia vita, ma lei, senza sgridarmi mi ha impartito una lezione di moralità e io ho recepito il messaggio chiaramente. Grazie a lei ho capito quel che deve fare un vero educatore. E il professore rispose: “Ricordo il fatto e l’orologio rubato, ricordo di aver cercato nelle tasche di tutti, ma non ricordavo te, perché anche io avevo gli occhi chiusi mentre cercavo”. Ecco, in questo consiste il vero insegnamento, perché se per correggere hai bisogno di umiliare, allora non sai insegnare.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i professori e gli studenti di teologia di cui S. Caterina d’Alessandria è patrona

     

    Don’t forget!

    oggi ricorre l’anniversario di nascita di Papa Giovanni 23°
    Sotto il Monte 25/11/1881
    lo ricordiamo citando una sua frase:
    “Mi accade spesso di svegliami di notte e cominciare a pensare a una serie di gravi problemi e decidere di parlarne al Papa. Poi mi sveglio completamente e mi ricordo che io sono il Papa.”
    – Papa Giovanni XXIII –

     

    25-11-1991: + don Gino Valsecchi del PSV-  Giornata eliminazione violenza sulle donne.

     

    Santi della carità

    Abbè Pierre

    (Henri-Antoine Grouès)

    1912 – 2007

    Il gennaio 1954 fu gelido in tutta la Francia. L’abbé Pierre nonostante girasse tutte le notti a raccogliere i clochards, in un inverno a -15 gradi, seppellì una donna di 66 anni morta assiderata. Il 1 febbraio 1954 lanciò da Radio Luxembourg un appello: «Mes amis, au secours! Una donna è morta di freddo questa notte alle 3 sul marciapiede di boulevard Sebastopoli. In mano stringeva l’ordine di sfratto dalla sua casa». Il centralino è intasato dalle telefonate: la gente offre vestiti, soldi, ospitalità. E la scintilla che scatena “l’insurrezione della bontà”. L’abbé Pierre entra nel cuore dei francesi. “Icona” del coraggio, “curato dei poveri”, interprete della solidarietà umana e carità cristiana, pellegrino infaticabile, apostolo di senzatetto e rifugiati, è l’uomo simbolo del cattolicesimo francese, figura controversa, controcorrente, popolarissima. Gli occhi mansueti e brillanti, il volto scavato, il basco nero di traverso, la barbetta rada, una cintura di cuoio su una talare consunta, le scarpe deformate, un mantello di lana, il bastone di legno, il fondatore dei Compagnons d’Emmaus è la personalità più amata e la République gli conferisce la Legion d’onore. HENRI-ANTOINE GROUÈS era nato il 5 agosto 1912 a Lione in una famiglia numerosa: «Eravamo otto bambini. Il papà la domenica scompariva: scoprimmo che incontrava la gente più povera e bisognosa di Lione». L’esempio del padre influenza Henri che, folgorato da Francesco d’Assisi, a 18 anni rinuncia all’eredità e nel 1931 entra novizio tra i Cappuccini, emette i voti e nel 1938 è ordinato sacerdote. Dal 1942 partecipa alla Resistenza contro l’occupazione nazista, aiuta molti a fuggire in Svizzera: ebrei, perseguitati politici, partigiani che lo ribattezzano “abbé Pierre”. A guerra finita è membro della Costituente, deputato all’Assemblea nazionale, ma nel 1951 si dimette per dedicarsi ai poveri. Nelle discariche di Parigi offre ai disperati un aiuto, lavora nella raccolta e selezione di stracci, abiti, carta, bottiglie, ferro, oggetti di ogni genere. Nel 1949 fonda le Comunità Emmaus.

    Tutto nasce dall’incontro con Georges, un parricida che vuole suicidarsi: «La tua storia è sfortunata, ma prima di ucciderti, vieni ad aiutarmi». Georges lo segue, il seme è gettato: «Avevo un locale, ho messo l’insegna Emmaus». Oggi Emmaus conta 120 comunità in Francia, una decina in Italia, 450 in altri 37 Paesi, e Oltralpe gestisce ogni anno 120 milioni di euro. Uomo d’azione, si batte con tenacia e insistenza contro le ingiustizie della società opulenta, l’abbandono dei deboli, l’emarginazione dei poveri, per dare una casa ai senzatetto, dignità agli immigrati sans-papiers, amore ai poveri. Sferza l’Occidente ricco e sprecone. Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, lo invita in nunziatura e lo chiama “il mio carbone ardente”. In Vaticano gode la stima del sostituto della Segreteria di Stato Giovanni Battista Moritini, futuro papa Paolo VI. Il dottor Albert Schweitzer gli scrive: «Hai l’enorme privilegio di predicare con i fatti, le parole sono un accompagnamento in sordina». Apostolo e carismatico, ma realista, a 90 anni ammette: «Penso che il divario tra ricchi e poveri esisterà sino alla fine del mondo. E il risultato della fragilità umana, dei nostri peccati ed egoismi, delle nostre ambizioni che ci portano a sfruttare gli altri e a calpestarli». Ha le sue debolezze e commette errori e li confessa. Nella Chiesa attraversa momenti difficili per l’indipendenza di giudizio, l’ostinazione, le provocazioni scomode, le polemiche con la gerarchia, la sincerità. «Ho 93 anni, e la mia fede si fa sempre più interrogativo: mio Dio perché? Perché il mondo? Perché l’esistenza umana? Perché tanta sofferenza? Perché i deboli devono sempre soccombere? Perché siamo ostaggio del male?». Alle 5,25 del 22 gennaio 2007, il grande cuore del “prete della spazzatura”, 94 anni, si spegne all’ospedale Val de Grace di Parigi, dove era ricoverato dal 15 gennaio per un’infezione polmonare. La Francia gli ha reso l’ultimo saluto venerdì 26 gennaio 2007 nella cattedrale di Notre Dame a Parigi ed è stato sepolto nel cimitero di Esteville in Normandia.

     

     

     

     

     

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