La storia di Karim

    Le storie di accoglienza che vediamo ogni giorno si intrecciano con vissuti di sofferenza che sono trasversali ad ogni cultura e ogni società, magari cambiano i nomi e le manifestazioni, ma il senso profondo della precarietà e dell’abbandono che le persone vivono nelle nostre città sono sempre basati su un minimo comune denominatore: la solitudine.

    Karim ( nome di fantasia) arriva in Italia nel 2011 passando dalla Libia, poi arriva a Bergamo nel 2013, lavora a Cuneo, poi, dopo un fugace ritorno del Burkina Faso, ritorna a Bergamo non trova più lavoro, perde il permesso di soggiorno e la sua sofferenza mentale esplode.

    Passa un periodo di precarietà abitativa, qualche connazionale lo ospita per periodi sempre più limitati, e poi la strada……..

    Esistono percorsi a spirale rovesciata, che involvono sempre più dentro loro stessi, c’è bisogno di un intervento estero per spezzarli, per restituire all’essere umano la sua irriducibilità.

    Oggi Karim chiacchera con l’operatore di calcio, ne capisce anche…Il lavoro è un po’ iki iki dice lui, che nello slang arabo significa che non è molto regolare, ma grazie all’aiuto degli operatori, è rientrato nuovamente in possesso del permesso… Oggi M. sorride, vede la psichiatra regolarmente,  e sembra avere ritrovato una serenità smarrita….

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com