mercoledì 24 marzo ’21

     

     

    nell’inmagine un dipinto di Guim Tiò

     

    Va settimana di Quaresima

     

    Proverbio del giorno – Confucio

    Studiare senza pensare è inutile, pensare senza studiare è pericoloso.

     

    Preghiera del giorno – S. Teresa d’Avila

    In questo istante, o mio Dio, liberamente e senza alcuna riserva consacro a te il mio volere. Purtroppo, Signore, la mia volontà non sempre si accorda con la tua. Tu vuoi che ami la verità e io spesso amo la menzogna. Tu vuoi che cerchi l’eterno e io mi accontento dell’effimero. Tu vuoi che aspiri a cose grandi, e io mi attacco a delle piccolezze. Quello che mi tormenta, Signore, è di non sapere con certezza se amo te sopra ogni cosa. Liberami per sempre da ogni male, la tua volontà si compia in me: solo tu, Signore, sii il mio tutto. Amen

     

    TURIBIO DE MOGROVEJO (1538-1606)

    fu chiamato all’episcopato da laico, mentre era giurista all’Università di Salamanca e alla corte di Filippo II di Spagna. Su richiesta di questi Gregorio XIII nel 1580 lo inviò a Lima, in Perù. Aveva 42 anni. Giunse alla sede l’anno dopo e iniziò subito un’intensa attività missionaria. Nei suoi 25 anni di episcopato organizzò la Chiesa peruviana in otto diocesi e indisse dieci sinodi diocesani e tre provinciali. Nel 1591 a Lima sorgeva per sua volontà il primo seminario del continente americano. Incentivò la cura parrocchiale anche da parte dei religiosi e fu molto severo con i sacerdoti proni ai conquistadores. Fu, infatti, strenuo difensore degli indios. Morì tra loro in una sperduta cappellina al nord del Paese. E’ santo dal 1726.

     

    La parola di Dio del giorno – Giovanni – 8,31-42

    Gesù disse ai Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

     

    Riflessione del giorno

    Dopo anni di missione, don P. viveva come uno che si fosse dimenticato di sé, concedendosi il minimo indispensabile a favore dei poveri e digiunando spesso per vivere come loro. Ma quella volta che dall’Italia erano arrivate in visita persone “importanti”, il senso dell’ospitalità gli suggerì di fare uno strappo al suo regime di vita: chiese a una suora che era anche una brava cuoca di preparare la cena e comprò tutto il necessario compresa qualche bottiglia di vino, soffocando il rimorso per quella che gli parve una spesa spropositata. La cena fu apprezzata dagli ospiti e stupì gli altri missionari, abituati a pastasciutte mezze scotte e alla solita cotoletta: tutti si complimentarono con lui che era felice di vederli contenti. Non venne mai a sapere che. tornati in Italia, i visitatori non erano stati benevoli nei suoi confronti: “Non pensavamo che da don P. che ha fama di prete povero, si mangiasse così bene” avevano commentato. Nemmeno i confratelli erano stati teneri: “A noi più che bistecche dure come suole e acqua non ha mai dato altro; con loro ci ha tenuto a fare bella figura! Chissà che interessi aveva in ballo”. Solo un amico –un vero amico- gli suggerì: “Un’altra volta non preparare tutta quella roba: non ce n’è bisogno, perché alla tua mensa, la migliore delle portate sei tu”.  

     

    Intenzione di preghiera del giorno

    Per i popoli del terzo mondo che lottano per uno sviluppo sociale, politico, economico e culturale, perché il Signore li aiuti a scegliere governanti all’altezza delle loro necessità.

     

    Don’t forget! – “1000 quadri più belli del mondo”

    GEORGE STUBBS (1724-1806) è noto come uno fra i più abili pittori di arte equestre e infatti solitamente lo si conosce grazie al dipinto “Whistlejacket” ritratto di un cavallo rampante su sfondo neutro, conservato alla National Gallery di Londra. Stubbs nacque il 25 agosto del 1724 a Liverpool da famiglia di mercanti di pelli. Le notizie sulla sua giovinezza sono scarne, sappiamo solo che dopo aver lavorato nell’attività di famiglia fino alla morte del padre, avvenuta nel 1741, iniziò a dedicarsi alla sua grande passione, l’arte, sotto gli insegnamenti di un pittore e incisore di Lancashire. Da subito affiancò l’amore per la pittura con l’interesse per l’anatomia e dopo 15 anni, dall’unione di queste due pratiche nacque una delle sue opere più straordinarie: “L’anatomia dei cavalli”. Tuttavia come artista non riscosse molto successo nell’arco della sua vita: l’arte equestre infatti non veniva molto apprezzata e perciò la sua notorietà rimase limitata alla cerchia dei suoi mecenati, ossia nobili con la passione per la caccia e le corse ippiche. Sarebbe sbagliato però considerare Stubbs come un semplice ritrattista e illustratore slegato dal suo tempo, infatti seppur in maniera poco tradizionale, attraverso i suoi ritratti di animali riuscì a trasmettere un gusto romantico fortemente legato alla natura, donando come nessuno mai aveva fatto prima, emozioni e personalità ai suoi cavalli. Nel corso della sua carriera Stubbs realizzò 17 versioni diverse del tema del leone che attacca un cavallo: questa è una delle più famose.
    GEORGE STUBBS: LEONE CHE ATTACCA UN CAVALLO 1762 – Olio su tela - 243,8 x 332,7 cm - Yale Center for British Art – Connecticut USA

    GEORGE STUBBS: LEONE CHE ATTACCA UN CAVALLO 1762 – Olio su tela – 243,8 x 332,7 cm – Yale Center for British Art – Connecticut USA

     

     

     

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