Quarta Settimana di Pasqua
Proverbio del giorno (Inghilterra)
Arrossire è il colore della virtù.
Preghiera del Giorno (S. Macario il Grande)
Signore, amico degli uomini, a te ricorro al mio risveglio cominciando il compito assegnatomi nella tua misericordia: assistimi in ogni tempo e in ogni cosa; preservami da ogni seduzione mondana, da ogni influenza del demonio; salvami e introducimi nel tuo regno eterno.
Tu sei infatti il mio creatore, la fonte e il dispensatore di ogni bene: in te riposa tutta la mia speranza e io ti rendo gloria ora e sempre e nei secoli dei secoli, Amen.
Santo del Giorno
BEATO STANISLAW KUBISTA SACERDOTE E MARTIRE. «La tua vita non vale più niente».
Pronunciando queste parole sprezzanti un nazista soffocò il già agonizzante sacerdote verbita polacco Stanislaw Kubista nel lager di Sachsenhausen.
Era il 26 aprile 1940. Nato in Alta Slesia (allora Prussia), nel 1898, Kubista era divenuto prete nel 1927.
Le sue attività di apostolato principali furono la letteratura e il giornalismo sulle riviste «Il piccolo missionario», «Il tesoro familiare» e «Il Messaggero di san Giuseppe», santo di cui era molto devoto.
Fa parte dei 108 martiri vittime della persecuzione contro la Chiesa polacca durante l’occupazione nazista tedesca, dal 1939 al 1945, che Papa Giovanni Paolo II ha beatificato il 13 giugno 1999 a Varsavia.
La Parola di Dio del Giorno (Giovanni 10,1-10)
Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Riflessione del giorno (don Giacomo Tantardini)
Permettetemi di accennare a un’intuizione, a una scoperta per me recente: chi si confessa bene, diventa santo.
È stata una scoperta recente (l’anno scorso, durante la Santa Messa nella festa di Tutti i Santi, mentre leggevo il Vangelo delle beatitudini) e di un’evidenza immediata: chi si confessa bene, diventa santo.
Chi si confessa bene, con umiltà, con sincerità, con la completezza dell’accusa, diventa santo.
Diventa santo nei tempi del Signore, ma chi si confessa bene diventa santo. Chi si lascia portare umilmente dal legno della Sua umiltà, diventa santo.
Diventare santi vuol dire che la presenza di Gesù Cristo diventa sempre più cara, sempre più vicina.
«Familiaritas stupenda nimis / la familiarità (con Cristo e di Cristo) sempre più stupenda», come dice l’Imitazione di Cristo, «la Sua familiarità».
Come dice una strofa dell’inno Iesu dulcis memoria di a S. Bernardo. «O Iesu mi dulcissime, / O Gesù mio dolcissimo, / spes suspirantis animae, / Tu speranza del mio cuore che geme / te quaerunt piae lacrimae / Ti cercano le mie lacrime pie / et clamor mentis intimae / e il grido ultimo del cuore».
Anche quando, magari, questo grido del cuore non sale neppure alle nostre labbra. Ecco, se ci confessiamo bene, diventiamo santi.
Cioè, la presenza del Signore, la Sua presenza, la Sua bellezza, la Sua dolcezza diventa più cara e più vicina alla nostra vita.
Intenzione di preghiera del giorno
Preghiamo per il nostro paese, l’Italia, perché non smarrisca i valori di libertà, giustizia, fraternità e uguaglianza di cui la liberazione si è fatta interprete.
Don’t Forget! – Foto che hanno fatto la Storia
Disoccupato del 1930, il cartello dietro le spalle recita:
CONOSCO TRE MESTIERI
PARLO TRE LINGUE
HO COMBATTUTO PER TRE ANNI
HO TRE FIGLI
NON LAVORO DA TRE MESI
MA IO VOGLIO SOLO UN LAVORO
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