Emergere da un abisso di sofferenza

    Come succede con i “vulcani dormienti”, anche quel giovane guineano dai precedenti complicati, sembrava inoffensivo, ma era solo apparenza.

    Il “tappo” è saltato d’improvviso e “l’eruzione” è stata violenta: in meno di un’ora, con un punteruolo rimediato chissà dove, il nostro si è accanito con furia impressionante sulle gomme di una trentina di biciclette e di tre macchine parcheggiate nel cortile del Patronato e ha aggredito uno che cercava di bloccarlo.

    Inevitabile l’intervento della polizia, anche per sottrarlo alla furia degli ospiti danneggiati da quel gesto folle.

    Portato all’ospedale, è stato internato in psichiatria per alcuni giorni, il tempo necessario ai medici per ricostruire la sua cartella clinica e agli educatori per esplorare il buco nero della vita precedente il suo arrivo al Patronato di pochi mesi fa.

    Una volta sedato ha fatto ritorno da noi e lo si è affidato a un giovane africano che non lo molla né di giorno né di notte e che con pazienza e calma si è guadagnato la sua fiducia.

    Ma il risultato più stupefacente è che i danneggiati non solo si comportano come se non fosse successo niente, ma lo trattano bene, come se avessero intuito l’abisso di sofferenza da cui sta cercando a fatica di emergere. 

     

    – don Davide –

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