venerdì 24 settembre ’21

     

    25a Settimana del tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno (Don Primo Mazzolari)

    Uno dei più gravi torti del prete, è quello di chiudere gli occhi e il cuore.

    Un giorno, un prete chiese a un contadino se conoscesse il Vangelo; e quello per risposta disse: “E tu conosci il dolore?”.

    La possibilità di far conoscere il Vangelo è in rapporto alla capacità di conoscere il dolore.

     

    Preghiera del giorno

    Ti benedico, o Padre, all’inizio di questo nuovo giorno.

    Accogli la mia lode e il mio grazie per il dono della vita e della fede.

    Con la forza del tuo spirito guida i miei progetti e le mie azioni: fa’ che siano secondo la tua volontà.

    Liberami dallo scoraggiamento davanti alle difficoltà, e da ogni male.

    Rendimi attento alle esigenze degli altri. Proteggi col tuo amore la mia famiglia. Amen.

     

    Santo del giorno

    MADONNA DELLA MERCEDE

    Il 1° agosto 1218 Pietro Nolasco ebbe la visione della SS. Vergine che si fece conoscere come la madonna della Mercede cioè della misericordia e lo esortò a fondare un Ordine religioso avente come fine principale quello di riscattare i cristiani finiti in schiavitù.

    Allora eretici e pirati saraceni che prolificavano sulle coste del Mediterraneo, rapivano molti e li trasportavano come schiavi in Nord-Africa. 

    Pietro Nolasco fondò l’Ordine dei Mercedari con l’appoggio del re Giacomo il Conquistatore ed il consenso di San Raimondo di Peñafort.

    La devozione alla Madonna della Mercede si diffuse in Catalogna, poi in tutta la Spagna, in Francia e in Italia.

    Con la scoperta dell’America il culto vi si diffuse largamente in tutta l’America Latina di oggi. Il Perù è il paese sudamericano che riunisce la maggior quantità di devoti.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 9,18-22

    Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle chi dicono che io sia?».

    Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».

    Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

     

    Riflessione per il giorno – Mattutino di Mons. Ravasi

    Mi è stato donato un corpo: che farò di questo dono unico e mio? A chi dovrò essere grato di questa sommessa gioia di respirare ed esistere? Il mio respiro si posa già sui vetri dell’eternità, sì, il caldo del mio fiato… Scola via la fanghiglia dell’istante, rimane il caro disegno del mio essere.

    Sono i versi del poeta russo Osip E. Mandel’štam nato a Varsavia nel 1891 e morto in un lager staliniano nel 1938. La raffinatezza dello stile si coniuga con l’intensità del pensiero. Di scena è il corpo, realtà che non possediamo ma in cui siamo e ci identifichiamo.

    È un dono divino che può essere dissipato e buttato via: basta solo fissare il volto di un drogato per capire quanto tragico sia lo spreco. Certo, il corpo è materia, è una «fanghiglia» che cola giù, legata all’«istante», cioè al tempo che stilla via sparendo.

    Eppure ci sono due segni di immortalità in noi che il poeta esprime in modo folgorante. Da un lato, il nostro respiro appanna «i vetri dell’eternità»; il fiato è il segno dell’anima che anela all’infinito.

    D’altro lato, in questo corpo c’è l’impronta profonda di quel «disegno» divino e trascendente che ci rende «immagine di Dio» ossia creature dotate di una coscienza e di un destino che va oltre la dissoluzione del corpo materiale. «Che farò, allora, di questo dono unico e mio?».

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché non buttiamo via la nostra anima creata a immagine di Dio e che respira la vita divina.

     

    Don’t forget! Paesi in conflitto

    La violenza delle gang in centro America

    Tutti i paesi del Centro America sono interessati dal fenomeno della violenza sociale, ma i più colpiti sono raggruppati nel “Triangolo della Morte”: Guatemala, El Salvador e Honduras.

    La violenza è alla base della vita degli abitanti e la convivenza con le bande criminali è la normalità. I governi di questi paesi non hanno piena sovranità nei loro confini e l’amministrazione è corrotta e incapace di arginare le violenze.

    Le gang hanno creato all’interno dei rispettivi territori sistemi parastatali: non è difficile notare nelle grandi città membri delle gang che dirigono il traffico o ospedali di quartiere pagati dai boss. Nel rapporto tra la popolazione e i boss va cercata la difficoltà nella lotta al narcotraffico.

    L’economia di questi paesi è inesistente, tolte le grandi industrie in mano a holding straniere. L’alto tasso di disoccupazione e la facilità di trovare armi, ha creato infinite possibilità di reclutare gente pronta a spargere sangue in cambio di qualche soldo.

    Per es. il tasso di criminalità in rapporto alla popolazione in Honduras è di 87 omicidi ogni 100.000 abitanti. In Italia di 0,6! Cioè se l’Italia avesse il tasso dell’Honduras, si conterebbero nel nostro paese 52.000 uccisi ogni anno invece dei 131 del 2020.

     

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