Patronato, l’80% degli ospiti lavora ma servono alloggi

    Articolo di Cristiano Comelli su L’Eco di Bergamo

     

    La festa degli ex allievi

    Cresciuti gli iscritti alla scuola di via Gavazzeni.

    Don Rota: gli imprenditori vengono a chiedere personale

     

    Oltre ogni emergenza pandemica e con il cuore tutto concretezza e solidarietà. Le campane del Patronato San Vincenzo di Bergamo suonano a festa. La voce di don Davide Rota, superiore del centro di via Gavazzeni, nell’illustrare i dati del 2020-21 si accende di soddisfazione.

    L’occasione per tracciare un bilancio è la festa degli ex allievi. «Pur nell’anno del Covid – ha esordito – i risultati sono stati positivi, la scuola si è organizzata bene, l’insegnamento a distanza è stato mitigato da quello in presenza, abbiamo aumentato gli iscritti e ci sono dati molto soddisfacenti anche riguardo agli ospiti». Per quanti sono assistiti dal Patronato, le difficoltà si chiamano lavoro e permesso di soggiorno.

    Ma anche qui suonano note felici:«Quando il Covid è partito – ha proseguito don Rota – il 40 per cento non aveva il permesso di soggiorno e il 60 per cento non lavorava, adesso, un anno dopo, solo il 10 per cento non ha il permesso di soggiorno e l’80 lavora». E, dato non meno rilevante, «gli imprenditori vengono a chiederci personale».

    A tenere campo è stata anche la questione dell’emergenza abitativa: «Stiamo esternalizzando alcuni ospiti che abbiamo aiutato in situazioni di emergenza – ha spiegato don Rota– ; una parte li collocheremo in appartamenti e centri dove saranno avviati all’autonomia, stiamo anche valutando di prendere noi case in affitto in cui inserirli garantendo per loro».

    Positivo an- che il dato delle circa mille persone che frequentano le Messe di sabato e domenica, frutto di una «apertura agli esterni introdotta di recente». Spalle larghe, quindi, per un futuro che pone subito davanti due obiettivi chiari. Il primo è avviare il processo di beatificazione del fondatore della struttura, don Giuseppe Vavassori, per tutti don Bepo.

    A occuparsene sarà soprattutto don Arturo Bellini, giunto di recente al centro di via Gavazzeni. Il suo primo atto è stato la redazione di un questionario in cui chiede a ex allievi e a persone che hanno conosciuto il sacerdote di fornire testimonianze o ricordi personali. Secondo obiettivo, la ristrutturazione dell’edificio vincenziano che, ha concluso don Davide, «ha problemi soprattutto per la presenza di amianto sul tetto».

     

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