Come è tradizione ormai da diversi anni, la festa di San Giovanni Bosco al Patronato San Vincenzo si unisce alla ricorrenza della morte di don Bepo Vavassori. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio le comunità e i preti del Patronato ricordano l’anniversario del proprio fondatore e insieme la festa per il protettore degli oratori con due celebrazioni che si saldano in una settimana dal valore intenso.
La settimana si apre come da tradizione il 31 gennaio, giorno di San Giovanni Bosco, con la Messa celebrata alle 18 nella comunità di Sorisole, nei pressi del santuario della Madonna dei Campi. È fissata per il 5 febbraio, invece, sempre alle 18, la celebrazione in memoria di don Bepo, di cui ricorre quest’anno il 47° anniversario della morte, nella chiesa della casa centrale del Patronato a Bergamo.
In entrambi i casi saranno tutti i preti del Patronato a riunirsi per la concelebrazione, nello spirito di fraternità che caratterizza il loro operato: il direttore don Davide Rota, don Mauro Palamini, don Marco Perrucchini, don Dario Acquaroli, don Jan Heeffer e don Giuseppe Bracchi.
Don Bosco e don Bepo: due modelli che ispirano l’azione quotidiana
Ricordare don Bosco e don Bepo è per loro e per tutti gli operatori del Patronato un momento prezioso anche per rilanciare il proprio operato quotidiano nel mondo della carità. “Il loro ricordo è per noi un modo per ritornare sempre alle nostre radici, alle fondamenta del nostro stile, che ci indicano come continuare il servizio che stiamo portando avanti – spiega don Dario Acquaroli, direttore della casa del Patronato di Sorisole -. Per i preti così come per tutti i laici (educatori, volontari, amici e benefattori) è importante ricordarsi il modello da prendere come riferimento per continuare”.
San Giovanni Bosco è uno dei patroni del Patronato San Vincenzo. Già per don Bepo l’esperienza del santo torinese aveva rappresentato un modello a cui ispirarsi quando nel 1927 inaugurò questa esperienza così ricca di frutti. Lui che era stato parroco di montagna, cappellano militare, padre spirituale in Seminario e direttore de L’eco di Bergamo, avviò un’esperienza di accoglienza e formazione dedicata ai giovani, che un secolo dopo porta avanti ancora il medesimo stile, declinato nelle diverse sfide che il tempo di volta in volta consegna. “I loro metodi educativi presentano molte somiglianze, siamo molto legati. Come tipo di accoglienza possiamo dire che il Patronato è molto simile all’oratorio degli inizi di don Bosco”.
Sorisole continua i suoi progetti nel ricordo di don Fausto
Un’accoglienza a 360 gradi che a Sorisole sta proseguendo anche dopo la morte del fondatore di questa comunità, don Fausto Resmini. “Stiamo andando avanti con tutti i progetti – dichiara don Dario, che ha assunto il ruolo di direttore proprio dopo la scomparsa di don Fausto, nel marzo 2020 -. Concluderemo prossimamente la ristrutturazione della cascina dove viveva don Roberto Pennati per farne dei laboratori e delle coltivazioni con progetti dedicati al carcere. Anche a Sorisole stiamo portando avanti tutti i servizi, cercando di rispondere ai bisogni e alle esigenze che via via emergono, come è stato l’anno scorso per i minori stranieri non accompagnati”.
Sono un centinaio oggi i ragazzi ospitati a Sorisole: i 25 minorenni nelle comunità educative, a cui si aggiungono quelli che arrivano in situazioni di emergenza per la pronta accoglienza, i neomaggiorenni e qualche richiedente asilo. Sempre qui gravita il servizio Esodo, che opera con gli ultimi che vivono per strada, a partire dalla stazione.
Il ricordo di don Fausto si sta dimostrando generativo e i suoi amici stanno organizzando un’occasione speciale per commemorarlo in occasione del secondo anniversario della sua morte. “Tra il 17 e il 23 marzo vivremo una settimana densa di appuntamenti, con incontri e celebrazioni, che avrà come tema centrale la carità”.
Articolo di Francesco Ferrari pubblicato su Santalessandro.org
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