Venerdì 4 febbraio 2022

     

    4.a settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma del giorno di Seneca

    “Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto.”

     

    Preghiera del giorno

    Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo, liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Giuseppe da leonessa

    Nato a Leonessa (Rieti) l’8-1-1556, Eufranio rimase orfano da piccolo e a 16 anni entrò nel convento di Assisi e a 17 anni pronunciò i voti e prese il nome di Giuseppe.

    Ordinato sacerdote nel 1580 si dedicò alla predicazione, ma il suo sogno era la missione, sogno che si avvera quando, a 31 anni, fu mandato a Costantinopoli dove i vescovi cattolici erano stati allontanati e i fedeli emarginati: a loro i frati danno assistenza, ma Giuseppe cerca di parlare al sultano Murad III, ma venne arrestato: dopo essere stato legato a una trave sotto cui ardeva il fuoco per tre giorni, fu espulso dal paese.

    Tornò in Italia e riprese a fare il predicatore. In ogni paese lasciava un segno indelebile e nascono molte confraternite intitolate al suo nome. Muore ad Amatrice nel 1612 per una dolorosa malattia e fu proclamato santo da Benedetto XIV nel 1746.

     

    La Parola di Dio del giorno Marco 6,14-29

    Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elia». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti».

    Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata.

    Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodiade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.

    Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò».

    E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».

    Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

     

    Riflessione del giorno su don Bepo del Vescovo Francesco Beschi

    «La biografia di don Bepo è tutta uno sguardo ai giovani, soprattutto quelli che avevano sperimentato abbandono e povertà, e ha sentito come proprie le loro sofferenze.

    Per lui l’educazione non era una tecnica, ma qualcosa del cuore, perché non erano sufficienti diplomi o lauree se mancava l’amore e l’educatore aveva la stessa missione di un artista. E lo diceva ai suoi collaboratori. Conosceva i suoi ragazzi nome per nome, perché per lui il nome era motivo di riflessione e si doleva se ne dimenticava qualcuno.

    Per don Bepo era indispensabile educare anche alla fede: desiderava moltissimo donare la fede ai suoi giovani e diceva loro che li avrebbe aspettati uno a uno alle porte del Paradiso…Avendo uno sguardo educativo concreto don Bepo considerava il Patronato da lui fondato come un cantiere di speranza.

    E insegnava ai suoi giovani a crescere nella responsabilità, perché non potevano soltanto ricevere un tetto, un lavoro e un sorriso, ma dovevano anche saper donare e testimoniare la carità. Raccogliamo come un dono i suoi insegnamenti, ricchi di opere del Vangelo, perché anche noi possiamo rendere più umana la vita, per spenderla nel servizio ai fratelli più poveri e deboli».

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per tutti gli insegnanti, educatori, responsabili, collaboratori che operano nel Patronato S. Vincenzo.

     

    Don’t Forget! I SANTI DEL PATRONATO S. VINCENZO

    San GIOVANNI XXIII Papa

    Beato SANDRO DORDI  Martire

    Venerabile ANTONIO SEGHEZZI Martire

    Don BEPO VAVASSORI Fondatore

     

    Il Patronato S. Vincenzo, oltre ai Patroni Maria Santissima, San Giuseppe, San Vincenzo de Paoli da cui prende il nome e san Giovanni Bosco, ha altri santi che in un modo o nell’altro sono entrati a far parte della sua famiglia.

    All’inizio della sua opera nel 1927 don Bepo non poteva certo immaginare che il segretario del Vescovo Radini Tedeschi, don Angelo Giuseppe Roncalli che aveva assistito alla sua ordinazione sacerdotale, sarebbe stato eletto Papa con il nome di Giovanni XXIII e a 102 anni dall’ordinazione, proclamato Santo.

    Nel 1927 il futuro Servo di Dio e martire don Antonio Seghezzi aveva poco più di 20 anni, mentre il Beato don Sandro Dordi –pure martire- non era ancora nato.

    Ebbene, questi tre grandi figli della terra e della Chiesa bergamasca avrebbero incrociato nel loro percorso sia don Bepo, sia il Patronato: ecco perché li consideriamo compatroni della nostra grande famiglia, nella speranza di potere un giorno non troppo lontano, celebrare fra i santi anche il fondatore don Giuseppe Vavassori.  

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