Ricorre domani il 47° anniversario della morte di don Bepo Vavassori, il fondatore del Patronato.
Nella parabola della sua vita don Bepo ha testimoniato che:
«l’educazione come l’assistenza non è completa se non v’è chi dona al malato, al fanciullo, all’emarginato non il tempo di cui è retribuito, ma il dono di sé stesso».
La missione non si realizza senza il dono di Sé. Essere tutto un dono è stato il programma di vita di don Bepo come lo è stato del servo di Dio don Antonio Seghezzi, che fu per qualche anno padre spirituale del Patronato.
La scorsa settimana una catechista mi ha domandato: “Come avviare i ragazzi di oggi alla scoperta della vita come vocazione? Questa catechista ha toccato una questione vitale per ogni essere umano e per la chiesa.
Ho risposto semplicemente così: «Racconta in modo appassionato la storia di donne e uomini che hanno saputo vivere in maniera radiosa la loro vita nel dono di sé. Racconta la storia di persone dal volto mite e sereno e dalle mani luminose.
Saprai innamorare alla vocazione se tu ami e vivi con passione la tua vocazione e se confiderai loro con gioia che DIO HA SCRITTO “T’AMO” non sulla sabbia, ma SULLA ROCCIA… e accanto vi ha messo il tuo nome”. Solo così si risveglia vocazione: se abbiamo una vocazione noi stessi.
Don Bepo ai suoi preti diceva:
«Vorrei che foste innamorati di Dio e che vi donaste con generosità a rendergli testimonianza del vostro amore col vivere una vita di immolazione come Lui vuole»
Don Arturo Bellini
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