5. a settimana Tempo Ordinario
Aforisma del giorno di Seneca
Attraversa il mare, lascia che scompaiano terre e città all’orizzonte, i tuoi vizi ti seguiranno dovunque andrai.
Preghiera del giorno
Signore, non so cosa mi accadrà in questo giorno che sta per iniziare ma so con certezza che Tu sei mio Padre e niente mi avverrà che non sia da Te previsto e preparato per me da tutta l’eternità. Questo mi basta e mi dà la serenità nell’accettare i tuoi impenetrabili ed eterni disegni.
Dammi la forza di accogliere come tuo dono tutto ciò che succederà anche se mi farà soffrire. Unirò il mio sacrifico al Sacrificio di Gesù, mio divino Redentore, per salvare la mia anima e quella dei miei fratelli. Ti domando solamente, mio Signore, la pazienza nelle pene, l’ubbidienza alla Tua volontà e un piccolo posto in Paradiso. Così sia.
Santo del giorno
Da pastorella, sentì la vocazione di consacrarsi al Signore, ma il padre si oppose. Dio la colmò di doni come estasi e visioni, ma a causa di ciò fu rifiutata da varie comunità. Nel 1802, a 28 anni ottenne di entrare nel monastero di S. Agostino di Agnetenberg, ma la vita fu per lei molto dura: soffrì di varie infermità e in conseguenza di un incidente fu costretta a stare nella sua stanza dal 1806 al 1812.
Nel 1811 il convento fu soppresso dalle leggi napoleoniche e la Emmerick si mise al servizio del sacerdote G. Lambert nella cui casa i fenomeni mistici si moltiplicarono e ricevette le stigmate. Per due mesi riuscì a tenerle nascoste, ma il 28 febbraio 1813 non poté lasciare più il letto, che diventò lo strumento di espiazione per i peccati del mondo, unendo le sue sofferenze a quelle della Passione di Gesù.
Ebbe visioni della vita di Gesù e di Maria, ma soprattutto della Passione di Cristo. Fece trovare la casa della Madonna ad Efeso e il castello di Macheronte dove fu decapitato Giovanni Battista. S. Giovanni Paolo II l’ha dichiarata Beata il 3 ottobre 2004.
La Parola di Dio del giorno Marco 7,14-23
Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola.
E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Riflessione del giorno
Un anziano non dovrebbe mai far dire di sé: senescit et se nescit, ossia che invecchia e non impara a conoscersi. «La vecchiaia non ha niente a che vedere col numero degli anni: ci sono uomini che nascono vecchi» insegnava il rabbí chassidico di Tomshov, spremendo l’antica saggezza ebraica.
La terza età effettivamente non si misura solo con parametri cronologici: ci sono giovani che si trascinano per le strade con una fiacchezza e una palese assenza di scopi nella vita, da vederli ormai quasi relegati a fine vita. Lo scrittore francese André Maurois (1885-1967) affermava che «invecchiare è una cattiva abitudine che l’uomo attivo ed entusiasta non ha il tempo di prendere».
L’anziano che conserva una sua freschezza interiore reca in dono alla società un bene prezioso, anche se non sempre stimato e valorizzato, l’esperienza e la sapienza. E qui, però, scatta l’osservazione pungente e divertita attribuita allo scrittore francese, Alphonse Karr, dell’Ottocento.
Spezzando il verbo senescit, che significa «invecchiare», ci troviamo di fronte a un se nescit, che è invece il verbo dell’ignoranza. Certo, gli anni portano con sé anche l’appannamento mentale e la debolezza generale dell’organismo, ma c’è un patrimonio che non dev’essere disperso, quello appunto della sapienza, «distillata» passando oltre le tempeste della vita, persino attraverso gli errori ma soprattutto nella ricerca e nell’esperienza di anni.
Intenzione di preghiera per il giorno
Per gli anziani soli e infragiliti dall’età e dalla malattia, perché sentano il sostegno e la preghiera della comunità cristiana.
Don’t forget! Anno di S. Giuseppe
Giuseppe discendente del Re Davide
Gli evangelisti Matteo e Luca concordano nel presentare S. Giuseppe come discendente della stirpe di Davide (Mt 1,1-16.20; Lc 1,27; 2, 4; 3, 23-31). Divergono invece, nella genealogia, dove ognuno segue una serie di antenati diversa, che in Matteo raggiunge Giuseppe attraverso Giacobbe (1,16), in Luca attraverso Eli (3, 23).
Sappiamo, inoltre, da Egesippo che Giuseppe aveva un fratello di nome Cleofa (Eusebio, Hist. Eccl. 3,11; cf. Gv 19,25). Questo quadro che il pittore italiano Bernardo Bitti nel 1610 dipinse a Cuzco, è uno splendido esempio dello stile coloniale e presenta il piccolo Gesù che incorona il padre “putativo” in quanto discendente dal Re Davide.
Per realizzare le profezie che lo riguardavano cioè Gesù doveva nascere dalla casa di Davide e colui che lo collega con la dinastia davidica era proprio Giuseppe. Così che Gesù attraverso Maria è Figlio di Dio e attraverso Giuseppe è figlio di Davide ed erede della promessa fatta da Dio a Davide: “Uno della tua discendenza lo metterò sul tuo trono…e il suo Regno non avrà fine”.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.