9.a settimana Tempo Ordinario
Aforisma del giorno di J.D. Salinger
Si capisce subito quando i ragazzini ce l’hanno con voi. Non ridono, niente da fare.
Preghiera del giorno di Ernesto Olivero
Abbiamo bisogno di te, o Dio, anche se non sempre ti cerchiamo. Abbiamo bisogno di sentirci amati ed essere perdonati, anche se non sappiamo chiedere perdono.
Abbiamo bisogno di sentirti vicino come Padre, anche se non ci comportiamo da figli. Vogliamo essere nel tuo disegno, anche se non lo comprendiamo.
Abbiamo bisogno di te perché solo tu puoi cancellare i peccati che ci impediscono di essere trasparenza. Nostro Dio, abbiamo bisogno di te. Amen.
Santo del giorno
S. GIOVANNI OGILIVIE
Scozzese nella Scozia protestante, nato nel 1579, a 14 anni venne inviato in Francia per proseguire l’istruzione superiore. Qui incontrò alcuni giovani cattolici e grazie a loro decise di vivere nella fedeltà al successore di Pietro, rinnegando la fede anglicana: una scelta che, una volta tornato in patria, gli costò la vita.
Per molti anni girò diversi Paesi europei come studente e poi come docente: a 31 anni venne ordinato sacerdote tra i gesuiti a Parigi. Nel 1614, poi, riuscì a coronare il sogno di tornare in patria, ma la sua missione, vissuta in clandestinità, fu interrotta dalla denuncia per tradimento al re Giacomo VI che lo fece condannare a morte per impiccagione a Glasgow nel 1615.
La Parola di Dio del giorno Matteo 7,7-12
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
Riflessione del giorno di S. Agostino: le due città
Due amori quindi hanno costruito due città: l’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio ha costruito la città terrena, l’amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé la città celeste. In ultima analisi, quella trova la gloria in sé stessa, questa nel Signore.
Quella cerca la gloria tra gli uomini, per questa la gloria più grande è Dio, testimone della coscienza. Quella solleva il capo nella sua gloria, questa dice al suo Dio: Tu sei mia gloria e sollevi il mio capo. L’una, nei suoi capi e nei popoli che sottomette, è posseduta dalla passione del potere; nell’altra prestano servizio vicendevole nella carità chi è posto a capo provvedendo, e chi è sottoposto adempiendo.
La prima, nei suoi uomini di potere, ama la propria forza; la seconda dice al suo Dio: Ti amo, Signore, mia forza. Nella prima città, perciò, i sapienti, che vivono secondo l’uomo, hanno cercato i beni del corpo o dell’anima o tutti e due; oppure quanti hanno potuto conoscere Dio non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.
Hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore…Nell’altra città invece non v’è sapienza umana all’infuori della pietà, che fa adorare giustamente il vero Dio e che attende come ricompensa che Dio sia tutto in tutti.
Intenzione di preghiera del giorno
Per i costruttori della città terrena perché non perdano di vista quella celeste che Dio sta costruendo per l’uomo e che sarà la dimora finale e definitiva di tutta l’umanità.
Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani
I Martiri del Giappone sec. XVII
Alla morte dello shogun IEYASU (1543-1616) il potere passò al figlio HITEDATA, ancor più deciso a eliminare ogni traccia di cristiani dal Giappone: egli diede il via a una persecuzione in grande stile. Ne furono vittime tanto i giapponesi convertiti, quanto i missionari stranieri.
Le torture e le uccisioni in breve raggiunsero una perfezione tecnica e un sadismo rimasti insuperati. Fra i martiri vi furono intere famiglie: ad esempio la famiglia di Gaspare Nishi, nobile samurai divenuto catechista, che morì con la moglie e il primogenito e che offrì altri gli due figli come martiri: uno fu il domenicano S. Tommaso Nishi; l’altro Ogasawara Kenya, ucciso insieme alla moglie Miya (Maria) e ai 9 figli, uno dei quali nato, battezzato ed educato in carcere.
Rientra nella persecuzione il “grande martirio di Kyoto”, nel quale 52 martiri furono arsi vivi per ordine stesso di Hidetada (1619). Fra quei martiri vi furono molte madri con bimbi piccoli: è il “martirio degli innocenti” della Chiesa in Giappone, così descritto dall’agente della ditta inglese di Hirado Richard Cooks, che si trovava a Kyoto in quell’occasione: “Fra i martiri vi erano bambini di cinque e sei anni, bruciati fra le braccia delle madri, che gridavano: Gesù, accogli le loro anime”.
Nel gruppo si distinse per fervore la famiglia Hashimoto, composta da padre, madre e cinque figli, dai 3 ai 14 anni. Quando la madre Tecla fu legata a una croce con le altre figlie, di cui Ludovica di soli 3 anni, mentre le fiamme si alzavano attorno a loro, alla figlia Caterina di 13 anni che le gridava: “Mamma, non riesco a vedere più nulla!” rispose “Non temere. Fra poco vedrai tutto con chiarezza”.
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