Cisse dalla Guinea con un sogno che adesso si sta avverando

     

    Articolo di Luca Bonzanni da L’Eco di Bergamo 22 marzo 2022

     

    L’eroe di Bologna. Così don Palamini sul ragazzo che sta alla Casa del Giovane e ha fatto felice l’Atalanta. Moustapha l’altra notte ha postato: «Grazie a Dio»

     

    Il sole di primavera di Bergamo certo aiutava, ieri. Si poteva stare anche a mezze maniche, e poi c’era l’adrenalina che ancora scaldava, ribolliva. Oltre il cancello della Casa del Giovane, scrigno dell’accoglienza bergamasca, ieri Moustapha Cisse s’è rimesso addosso la maglia che domenica notte gli ha regalato un sogno: quello di esordire in Serie A e infilare il contropiede alle avversità della vita, segnando al debutto.

    Da ottobre 2020 la sua vita passa da qui, dalla Casa del Giovane e dal Patronato San Vincenzo, e allora ieri è stata una giornata di festa delicata, di abbracci affettuosi. Ancora con addosso quella casacca, che si stringe come una seconda pelle su un ragazzo che col pallone ai piedi corre più lontano di ogni difficoltà.

     

    Umiltà e ascolto

    «La storia del Patronato», racconta don Mauro Palamini, sacerdote qui impegnato quotidianamente da anni, «è una storia di accoglienza dove si intrecciano tantissime biografie che partono da disagio e sofferenza. Come quella di Moustapha, arrivato dalla Guinea con un sogno, e quel sogno si sta realizzando». Da decenni, la Casa del Giovane è riferimento anche per tantissimi ragazzi del settore giovanile dell’Atalanta.

    E che ragazzi: c’è appunto Cisse, l’eroe di Bologna, ma ci sono anche Tommaso De Nipoti – ha esordito contro la Lazio, e domenica era di nuovo in panchina – e Alassane Sidibe, 19enne ivoriano che ha debuttato sempre contro la Lazio e che in Italia arrivò attraversando il Mediterraneo. Cisse al Patronato ha seguito il corso di italiano, preso parte alle attività formative. «Fa parte della nostra famiglia, con la sua serietà e la sua umiltà – prosegue don Palamini –. Coltiva come tanti ragazzi una voglia di riscatto, custodendo dentro di sé la sua storia. Per tutti noi, questa è una grande gioia.

    Quello che impressiona è che questi ragazzi ci parlano sempre con la testa bassa, capaci di ascoltare e aperti al dialogo». Ieri, inevitabilmente, la giornata è volata via sulle ali della gioia: le pacche sulle spalle, le foto, i sorrisi. Avrà faticato a dormire, domenica notte, ripensando a quel che è accaduto. E infatti nella notte, ancora attraversato dall’emozione, aveva affidato a Instagram le sue emozioni: «L’unica frase che mi viene in mente per descrivere questa serata è: grazie a Dio».

     

    Quel torneo estivo

    Nato il 14 settembre 2003 in Guinea, quella di Cisse è una storia incredibile. E infatti, a chi ieri lo ha sentito, Moustapha ha detto proprio questo: è incredibile. Perché lui è arrivato in Italia appena prima dello scoppio della pandemia, poco più di due anni fa, attraversando da solo il Mediterraneo e trovando un primo riparo in una casa-famiglia a Carmiano, nel Salento.

    Il calcio lenisce le asprezze della nuova vita: prende parte a qualche partita non ufficiale con i Rinascita Refugees (la squadra milita nella Seconda categoria leccese, ma Cisse non verrà tesserato e non giocherà in campionato), poi la svolta accade una sera nell’estate del 2020. «Alcuni amici mi avevano invitato a guardare un torneo estivo – racconta l’avvocato Roberto Nitto, consulente legale del giocatore –, e vidi questo talento assolutamente cristallino sia per doti atletiche sia per rapidità di pensiero». Nitto da tempo conosceva Roberto Marta, talent scout dell’Atalanta, «e mi è venuto naturale consigliargli questo talento: l’Atalanta lo ha osservato, e subito è rimasta impressionata». È nata così questa favola: «Il calcio regala umanità – prosegue Nitto –. Moustapha è un gran lavoratore, un ragazzo umile: il calcio gli ha offerto una nuova opportunità».

    I dettagli burocratici del tesseramento con l’Atalanta – il primo «cartellino» di Cisse – si risolvono lo scorso mercato di gennaio, il resto è storia recente. Chi lo vede allenarsi e giocare lo descrive come una punta che ama esprimere il proprio gioco in velocità e nell’attacco alla porta, con grande senso per la conclusione. Abile di destro e di sinistro, non disdegna l’inserimento di testa: una punta moderna, di movimento, che può giocare sia a due sia a tre. In contropiede alla vita.

     

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