Era arrivata al punto di non poterne più ed era stata tentata di ascoltare chi la consigliava di dare un taglio al rapporto con un marito che le aveva reso impossibile la vita, ma qualcosa la tratteneva ogni volta: “È pur sempre il padre dei miei figli –si giustificava- e poi anch’io ho fatto i miei errori…” e di giustificazione in giustificazione i due percorrevano un altro tratto di vita insieme.
Finché la donna aveva notato che lui stava diventando più calmo, remissivo e docile…ma la diagnosi del medico non lasciava speranze: “Suo marito ha un grave morbo invalidante…”.
L’uomo è morto un anno fa. Ma ha vissuto sette anni ininterrotti in casa sua, senza mai fare un giorno di ospedale neppure quando il covid19 infuriava. È stato assistito giorno e notte da moglie e figli; e dalla badante solo quando gli impegni di lavoro erano improrogabili.
Nei rari momenti di lucidità guardava la sua donna e gli occhi gli si riempivano di lacrime e dai suoi figli si lasciava fare tutto sorridendo, lui così intrattabile da sano. I medici gli avevano pronosticato pochi anni; l’amore dei suoi glieli ha raddoppiati.
S’è spento serenamente e a chi gli ha donato il tesoro del suo affetto, lui ha risposto donando ciò che di più prezioso gli era rimasto: il suo dolore.
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