Tra i ricordi che il tempo non sbiadisce ci sono quelli legati all’infanzia, che riguardano il rapporto con i genitori, la maestra, il parroco…
A distanza di tanti anni, stupisce che sulle realtà che contano, essi trattassero noi bambini da persone adulte, insegnandoci che bene e male non sono punti di vista differenti, ma realtà opposte; punendoci se sbagliavamo, ma senza umiliarci; non cedendo ai nostri capricci, ma obbligandoci con paziente tenacia a chiarire a noi stessi il perché e il per come delle nostre pur piccole scelte.
Non ci mettevano sul piedistallo né facevano di noi il centro del mondo; ci insegnavano a tener conto degli altri come di noi stessi, a far prevalere il bene comune su quello privato e a rispettare adulti e autorità. Non ci evitavano la fatica; non ci nascondevano il dolore; ci chiedevano molto, ma per farci capire che valevamo molto.
Insistevano perché facessimo bene il nostro dovere, perché i guai grossi sono provocati da superficialità e approssimazione.
È vero che i tempi sono cambiati e può darsi che certe modalità non siano più attuali, ma una cosa è sicura: quel tipo di educazione ci avrebbe almeno evitato la vergognosa figuraccia che in questi giorni alcuni rampanti e capricciosi attori della politica nostrana ci hanno fatto fare davanti al mondo intero.
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