XVIIA settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno
La preghiera, nella sua definizione più universale e condivisa da ogni religione, è dialogo con Dio.
Preghiera del giorno
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Parola di dio del giorno
Genesi 18, 20-21.23-32; Salmo 137; Colossesi 2,12-14; Luca 11,1-13
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Riflessione del giorno – Commento al Vangelo don Davide Rota
In questo Vangelo tutti chiedono qualcosa: i discepoli a Gesù, che insegni loro a pregare; i credenti a Dio, il cibo e il perdono; l’amico importuno al vicino di casa, tre pani per gli ospiti; il figlio al papà, il pesce e l’uovo…In alcuni casi si tratta di richieste così pressanti da risultare persino fastidiose! Ma lo stesso Gesù invita a chiedere, cercare, bussare senza stancarsi.
L’episodio di Abramo che nella prima lettura letteralmente contratta con Dio la salvezza della città di Sodoma, ci suggerisce il perché: la sua è la preghiera di un disperato che sa di dover totalmente dipendere dalla benevolenza di un Altro per salvare la città condannata a essere distrutta. Noi oggi non ci riteniamo dei disperati e meno ancora dei miserabili, ma ci illudiamo nascondendo a noi stessi la nostra vera realtà ed è proprio degli illusi non avvertire neppure le necessità più intime e urgenti.
Allora perché non rivolgerci con piena fiducia al Padre dei cieli che desidera di essere invocato solo per poter intervenire in nostro favore? Parafrasando il detto di Léon Bloy potremmo dire che “c’è una sola vera tristezza al mondo: quella di non saper pregare!”.
Non ci vorrà molto ancora perché ci rendiamo conto del disastro combinato dalla mancanza di preghiera e della frode fatta alle giovani generazioni trascurando o persino negando quest’intima e assoluta esigenza dell’animo umano.
Intenzione di preghiera per il giorno
Perché non ci stanchiamo mai di pregare chiedendo a Dio che compia la sua giustizia.
Don’t Forget! Santo del giorno
S. Charbel Makhlouf
Youssef Antoun Makhlouf nacque a Beqaa Kafra, in Libano, nel 1828. Nel 1851 entrò nell’Ordine Libanese Maronita, presso il monastero di Nostra Signora di Mayfouq, nella regione di Byblos: lo stesso anno vestì l’abito religioso e cambiò nome in Charbel.
L’anno successivo si trasferì al monastero di S. Marone ad Annaya dove emise i voti. 6 anni dopo opo l’ordinazione sacerdotale, padre Charbel ottenne di poter diventare eremita nell’eremo dei SS. Pietro e Paolo, non lontano dal monastero. Visse in quel luogo 23 anni, digiunando, pregando e lavorando nei campi intorno.
Il 16-12-1898, mentre celebrava la Messa, fu colpito da apoplessia: morì il 24 dicembre. È stato sia beatificato sia canonizzato dal Papa san Paolo VI.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.