Martedì 23 agosto 2022

     

    XXI Settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di G. Bernanos

    Chi cerca la verità nell’uomo deve farsi padrone del suo dolore.

     

    Preghiera del giorno di Germain Foch, S.J.

    Dio mio, insegnami il segreto della pace stabile e duratura; insegnami a ordinare la mia vita interiore, in modo da assicurare il dominio della volontà e della ragione sui miei sentimenti e le mie azioni, e insegnami soprattutto a sottomettermi alla tua volontà.

    Insegnami a confidare in te, lontano dalle agitazioni e dalle discordie interiori. Insegnami a rimanere unito a te, sia quando sarò criticato per qualche mio errore sia quando sarò rimproverato ingiustamente e a radicarmi nella carità in modo da conservare una umile fermezza. Amen.

     

    Santo del giorno

    Nacque a Lima il 20-4-1586, decima di 13 figli. Il nome di battesimo era Isabella. Era figlia di nobile famiglia, di origine spagnola, ma quando la famiglia subì un tracollo finanziario. Rosa si rimboccò le maniche e aiutò in casa. Sin da piccola aspirò a consacrarsi a Dio nella vita claustrale, ma rimase «vergine nel mondo».

    Il suo modello di vita fu S. Caterina da Siena: come lei, entrò nel Terz’ordine domenicano, a 20 anni. Allestì nella casa materna un ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza a bimbi e anziani abbandonati, soprattutto di origine india.

    Dal 1609 si richiuse in una cella di 2 metri quadrati, costruita nel giardino di casa, da cui usciva solo per le funzioni religiose e dove trascorreva le giornate a pregare. Ebbe visioni mistiche. Nel 1614 fu obbligata a trasferirsi nella casa della nobile Maria de Ezategui, dove morì, tre anni dopo il 24 agosto 1617.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 23,23-26

    Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’aneto e sul cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.

    Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

     

    Riflessione del giorno

    F. segnato fin dalla nascita da tetraparesi distonica, ha dovuto lottare sempre per ottenere a prezzo di enorme impegno ciò che agli altri bimbi era concesso senza sforzo. Dotato di innata simpatia e capacità di volere e di farsi voler bene e sostenuto dalla famiglia, ha studiato fino a laurearsi in ingegneria e ha lavorato valendosi solo delle sue capacità e competenze.

    Dopo aver imparato a muoversi sui mezzi pubblici, a 40 anni ha deciso con alcuni amici di fare in due mesi il giro nel mondo e in Vietnam ha conosciuto T. Per averla ha viaggiato in Estremo Oriente e superato difficoltà di ogni genere, riuscendo a portare in Italia la sua ragazza che non si è limitata a sposarlo, ma ha deciso di condividere con lui anche la fede.

    L’amore vince tutto, si sa: ma il loro ha dovuto affrontare ogni genere di problemi provocati sia dalla condizione fisica di lui, sia dalla distanza di cultura e mentalità di lei. F. che ora dovrà affrontare delicati interventi, ha scritto di recente: “Sono andato oltre i miei limiti grazie alla forza che Dio e gli amici mi hanno dato.

    In questo periodo di calo fisico, riesco comunque a dare consigli a tanti che non vedono il futuro. Ho capito che da soli non si può vivere e che si è contenti solo se anche gli altri lo sono. Anche nel lavoro. In tutto. Per questo non mollo. Mai”.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Rosa da Lima è la prima santa del continente americano: preghiamo per tutti i paesi d’America perché nell’esempio e nella protezione dei loro santi progrediscano nel bene, nella concordia e pace.

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri

    Rivoluzione Francese: i martiri di settembre 1793 a Parigi

     

    Quando i preti rifiutarono di prestare giuramento, furono dati in pasto alla folla, che ne uccise i più: 5 sopravvissuti testimoniarono l’accaduto. Tra essi l’abate Roch, Ambrogio Sicard, il quale giunto da Bordeaux a Parigi nel 1789, era molto popolare tra gli operai per aver fondato una scuola per bimbi sordomuti. Tra i 19 preti martiri vi era il confessore del re, Alessandro Lanfant, ex-gesuita.

    Quello stesso giorno, ci fu un’altra carneficina nella chiesa carmelitana a Rue de Rennes ove erano rinchiusi 150 tra vescovi e sacerdoti, oltre a un laico. “Non c’è più niente da fare qui”, pare abbia affermato Maillard dopo il massacro all’Abbaye, “perciò andiamo dai carmelitani”. Diversi vescovi ed alcuni preti stavano recitando il vespro, quando i rivoluzionari irruppero nel giardino ed uccisero il primo prete che incontrarono.

    L’arcivescovo di Arles, Jean-Marie du Lau, uscì seguito dal vescovo Francoise Joseph de la Rochefoucauld di Beauvais e suo fratello, il vescovo Pierre Louis de la Rochefoucauld di Saintes, per scoprire cosa stesse succedendo. L’arcivescovo di Arles giustiziato non appena ammise la sua identità e il vescovo di Beauvais fu colpito a una gamba.

    Persino gli stessi esecutori del crimine pare fossero impressionati dalla casualità delle uccisioni: per porvi rimedio fu nominato un “giudice” che approvasse le sentenze, seduto in un corridoio tra la chiesa e la sacrestia, dinnanzi al quale a due a due vennero condotti i prigionieri, inclusi quelli che avevano tentato di fuggire. Nessuno fu disposto a giurare: tutti erano pronti ad affrontare il martirio. Quando fu pronunciato il nome del vescovo di Beauvais, quest’ultimo a causa della ferita alla gamba rispose: “Non rifiuto di morire con gli altri, ma non posso camminare. Per favore siate così gentili da portarmi dove volete che vada”. Con queste parole zittì gli accusatori, ma non si salvò.

    Quel pomeriggio, 24 sacerdoti segnalati per la deportazione vennero assaliti dalla folla mentre sotto scorta armata si recavano dalla Mairie alla prigione Abbaye. Non appena raggiunsero la prigione la folla domandò che fossero “giudicati”: il processo fu condotto dal famigerato Stanislao Maillard che capeggiava i paramilitari.

    Solo a fine giornata, qualcuno fu liberato e altri riuscirono a scappare, ma quel giorno furono uccise 95 persone, compresi Charles de la Calmette, conte di Valfons e il suo confessore, Jean Guilleminet; il superiore dei benedettini Mauristi, Ambroise Augustine Chevreux con due monaci; Francois Louis Hébert, confessore di Luigi XVI; Jacques Friteyre-Durvé e 14 gesuiti; e Jacques Galais, responsabile degli approvvigionamenti in prigione, che passò al “giudice” i 325 franchi che doveva a chi forniva il cibo. Tra le vittime 3 francescani, 1 fratello cristiano, 38 membri del seminario di S. Sulpice, 6 vicari generali diocesani, 3 diaconi e un accolito.

    Il massacro continuò nella notte, senza che le autorità tentassero di porvi fine. Alla prigione di La Force invece, dove erano prigionieri molti aristocratici ed alcuni ecclesiastici, nessuno sopravvisse. Anche il seminario lazzarista di Saint-Firmin fu adibito a prigione, dove, il mattino seguente, 3-9-1792, giunse la banda di assassini. Prima vittima il gesuita Pierre Guérin: quando rifiutò di giurare, fu scaraventato dalla finestra e pugnalato in cortile. Pure suo fratello Robert morì, come altri 5 gesuiti.

    Al superiore del seminario, Louis Joseph Francois, assai amato a Parigi, fu offerta la possibilità di scappare, ma si rifiutò di abbandonare i compagni di prigionia; morì, come Ivo Guillon de Keranrun, vice cancelliere dell’università di Parigi e tre laici. Circa 1.400 persone cioè la metà dei detenuti a Parigi, perirono nei massacri di settembre. Ma la strage era appena iniziata.

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